Durante gli scontri tra soldati turchi e milizie curde nella Siria nord-orientale è possibile che le fazioni abbiano fatto ricorso all'uso di armi chimiche. Da una parte i curdi accusano Ankara di averlo già fatto nelle ultime ore a Ras al-Ayn, località nel mirino dei bombardamenti turchi; dall'altra, la linea difensiva della Turchia è che invece siano le milizie curde a volerlo fare per accusare poi il presidente, Recep Tayyip Erdogan, di crimini di guerra. Ed è prevedibile che l'accordo annunciato ieri sera per un 'cessate il fuoco' non spenga le reciproche accuse su questo argomento.
È stato il portavoce delle Forze democratiche siriane, Mustafa Bali, a lanciare il sospetto "che vengano usate armi non convenzionali contro i nostri combattenti". "Esortiamo le organizzazioni internazionali a inviare i loro esperti per indagare su alcune ferite subite negli attacchi", ha chiesto Bali su Twitter.
L'agenzia di stampa ufficiale del regime siriano Sana ha diffuso la notizia di diversi casi di feriti a Ras al-Ayn, ricoverati nell'ospedale di Hasakeh con gravi ustioni ed escoriazioni, secondo i curdi dovute all'esposizione ad alcune sostanze chimiche non identificate.
Per la Turchia, che nega ogni accusa, si tratta di un complotto ordito dai curdi. "Abbiamo ricevuto una serie di informazioni secondo cui alcune organizzazioni terroristiche intendono avvalersi di armi chimiche per poi accusare le nostre forze armate", ha dichiarato il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar.
Le truppe di Ankara e i loro alleati dell'esercito libero siriano hanno - al momento dell'annuncio del 'cessate il fuoco' - sotto controllo un'area di 220 chilometri quadrati: una superficie che corrisponde a meno della metà del territorio da cui Ankara era decisa a eliminare i miliziani Ypg. Intanto cresce drammaticamente il bilancio degli sfollati, che secondo l'ong Oxfam, ha raggiunto i 300 mila.
Le autorità curde in Siria hanno chiesto (prima dell'annuncio della tregua) un "corridoio umanitario" per evacuare i civili e "feriti" dalla città di Ras al-Ain, circondata ancora ieri dalle forze turche. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, i raid di Ankara hanno danneggiato anche l'ospedale della città. E si aggrava il bollettino di guerra: sono 20 i civili turchi uccisi e 200 quelli segnalati dai curdi. I miliziani "neutralizzati" (arrestati, feriti o uccisi) da Ankara sono circa 700.