Il buco dell’ozono del 2019 potrebbe essere uno dei più piccoli degli ultimi 30 anni. A meno di un mese dall’inizio della stagione del buco dell’ozono, gli scienziati del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) hanno osservato come quest’anno il buco dell’ozono si stia riducendo ad una dimensione di circa la metà di quanto registrato in questo periodo dell’anno. Oltre ad essere molto più piccolo rispetto agli ultimi anni, il buco dell’ozono è anche “fuori centro” e “fuori asse”. Le previsioni indicano che, dopo aver raggiunto un minimo locale la scorsa settimana, il buco dell’ozono potrebbe ricominciare a crescere gradualmente, ma è improbabile che raggiungerà nuovamente l’ampiezza degli ultimi due o tre decenni.
Perché è successo
Il buco dell’ozono in Antartide comincia a formarsi ogni anno ad agosto, raggiungendo il massimo della sua dimensione ad ottobre, per poi chiudersi nuovamente a dicembre. Tuttavia, i dati del CAMS rivelano che il buco dell’ozono in Antartide ha cominciato a formarsi con circa due settimane di anticipo rispetto a quanto previsto e rispetto agli anni precedenti.
Dall’inizio di settembre, il vortice polare (aria fredda nella stratosfera oltre l’atmosfera terrestre) che fornisce le condizioni per la formazione del buco dell’ozono, si è spostato “fuori centro” e si è indebolito a causa di un improvviso evento di riscaldamento stratosferico (SSW).
Le temperature nella stratosfera superiore, infatti, stanno aumentando fino a 40 gradi sopra la norma, motivo per cui il vortice polare è stato più instabile del normale. Nel 2019, l’aria fredda con bassi livelli di ozono all’interno del vortice polare si è mischiata con aria più calda e più ricca di ozono proveniente dall’esterno del vortice, che potrebbe aver diluito e disattivato una frazione dei prodotti chimici che riducono lo strato di ozono. Questo significa che c’è meno possibilità che si verifichi una rapida distruzione dell’ozono quando il sole primaverile apparirà in Antartide e, di conseguenza, un buco dell’ozono più piccolo.
Come avviene la formazione del buco dell’ozono antartico
Il buco dell’ozono si è presentato per la prima volta decenni fa a causa delle emissioni nocive immesse dall’uomo nell’atmosfera, come sostanze chimiche derivanti da aerosol, refrigeranti, pesticidi e solventi. Le sostanze contenenti cloro e bromo si accumulano all’interno del vortice polare dove, nell’oscurità, rimangono chimicamente inattive.
Nel vortice, le temperature possono scendere fino a -78 gradi Celsius e, nelle nuvole stratosferiche polari, possono formarsi dei cristalli di ghiaccio che svolgono un ruolo fondamentale nelle reazioni chimiche. Quando il sole sorge sul polo, l’energia solare rilascia cloro chimicamente attivo e gli atomi di bromo vengono rilasciati nel vortice, distruggendo rapidamente le molecole di ozono e causando la formazione del buco.
Perché è una buona notizia ma non troppo
Secondo le Valutazioni Scientifiche sulla Riduzione dell’Ozono del 2018, il recupero dello strato di ozono ai livelli pre-1970 avverrà intorno al 2060. “Nonostante questo tipo di attività sia molto insolita, non c’è motivo di compiacersi”, ha commentato Vincent-Henri Peuch, Head of the Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS).
“Il recupero dello strato di ozono dipende dal cambiamento climatico e dal raffreddamento, a lungo termine, nella stratosfera, che può esacerbare la perdita di ozono e ritardare il processo. Inoltre, la possibilità che si verifichino emissioni non autorizzate di sostanze che riducono l’ozono non può essere esclusa. Infatti, le emissioni della seconda sostanza più abbondante nell’atmosfera, il clorofluorocarburo (CFC 11), sono state rilevate lo scorso anno. È molto importante mantenere un forte impegno internazionale per monitorare il recupero dello strato di ozono e gli eventi relativi al buco dell’ozono”.
Come si osserva
Il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), implementato dal Centro Europeo per le previsioni metereologiche a medio termine (ECMWF) per conto dell’Unione Europea, contribuisce all’impegno internazionale per la preservazione dello strato di ozono monitorando e fornendo continuamente dati accurati sullo stato attuale. Le osservazioni satellitari sono combinate con i modelli computazionali dell’atmosfera, come avviene per le previsioni metereologiche.
Il monitoraggio del buco dell’ozono è fondamentale, in quanto lo strato di ozono stratosferico ha l’importante funzione di fare da scudo e di proteggere il pianeta dagli effetti dannosi delle radiazioni ultraviolette.