Baricentro più spostato a sinistra e (quasi) perfetta parità di genere. La squadra della nuova Commissione europea che Ursula von der Leyen annuncerà martedì 10 settembre, si tinge un po' più di rosso, con i socialisti che incassano 10 commissari contro gli 8 dell'attuale esecutivo Juncker, mentre i Popolari calano a 9 dagli attuali 14 e i liberali restano 5. Ma anche di rosa, con 13 donne in carica e 14 uomini, compreso la stessa von der Leyen, che fin dall'inizio aveva indicato la parità uomo-donna come una delle priorità della sua squadra.
La lista dei portafogli, segreto custodito gelosamente fino all'ultimo istante dal transition team della ex ministra tedesca, dovrebbe essere completa: von der Leyen ne ha parlato a pranzo con l'attuale inquilino di palazzo Berlaymont, Jean Claude Juncker in un ideale passaggio di consegne prima del cambio della guardia formale previsto per il 1 novembre.
Il nuovo collegio sarà svelato a mezzogiorno, ma da parte italiana si considera possibile la soluzione Affari economici per Paolo Gentiloni, malgrado in mattinata siano tornate a circolare (si maligna per mano olandese) le bozze di una vecchia short-list che attribuiva all'Italia la delega a Industria e Mercato interno. Salvo sorprese dell'ultim'ora Gentiloni dovrebbe sedere sulla poltrona di arbitro dei conti europei occupata oggi da Pierre Moscovici.
Secondo alcune fonti, l'attribuzione all'ex capo del governo italiano di un portafoglio così pesante potrebbe portare alla rinuncia da parte italiana della vicepresidenza dell'esecutivo Ue, che sembrava invece acquisita in una prima fase di negoziato. La 'perdita' della vicepresidenza tuttavia non viene considerata come un grosso problema, considerato che le due vere vicepresidenze esecutive e 'politiche' saranno attribuite al socialista olandese Frans Timmermans che dovrebbe occuparsi del pacchetto Clima e alla liberale danese Margrethe Vestager, che invece avrà in carico il dossier digitale.
Secondo le indiscrezioni della vigilia, alla francese Silvie Goulard sarà assegnato il portafoglio del mercato interno che si potrebbe estendere all'industria della Difesa, mentre all'irlandese Phil Hogan, andrebbe il Commercio. Delega quest'ultima chiesta con forza fin dall'inizio da Dublino, considerato che dopo Brexit sarà il proprio il successore di Cecilia Malmstroem a gestire i futuri accordi commerciali tra Bruxelles e Londra.
Il commissario al Bilancio potrebbe essere l'austriaco Johannes Han, ad oggi titolare alle politiche di vicinato e all'allargamento che potrebbero finire in capo all'ungherese Laszlo Trocsaniy. Il lettone Valdis Dombrovskis, al momento commissario all'euro, sarebbe confermato in un ruolo economico anche per bilanciare l''effetto Gentiloni', mentre circolano versioni contrastanti sulla delega all'immigrazione.
Secondo alcune fonti, il commissario che gestirà la questione migranti e la possibile riforma di Dublino non sarà espressione di un Paese direttamente coinvolto. Dunque, oltre che ovviamente all'Italia o alla Spagna, che con Josep Borrell esprime il prossimo alto rappresentante per la politica estera, il prossimo commissario agli Affri interni e immigrazione non dovrebbe essere né greco, né cipriota, né maltese.