Jo Johnson, fratello del premier britannico Boris Johnson, ha annunciato le dimissioni dal governo. "È stato un onore rappresentare Orpington per 9 anni e servire come ministro sotto tre premier. Nelle ultime settimane sono stato diviso tra la lealtà alla famiglia e l'interesse nazionale - è una tensione irrisolvibile e il tempo per gli altri di assumere i miei ruoli di deputato e vice ministro".
Intanto arrivano le prime reazioni alla possibilità di una nuova proroga della Brexit oltre il 31 ottobre. "Deve esserci una buona ragione", ha detto la portavoce della Commissione europea, Mina Andreeva, rispondendo alle domande dei giornalisti dopo l'adozione da parte della Camera dei Comuni di un progetto di legge per impedire l'uscita senza accordo.
Andreeva ha rifiutato rifiutandosi di "fare congetture, primo perché non c'è richiesta per la proroga e secondo perchè non è stata fornita una ragione per essa". La portavoce ha ricordato che "se e quando ci sarà una richiesta di proroga toccherà ai 27 Stati membri decidere".
Il rafforzarsi in Gran Bretagna del fronte parlamentare contro un no-deal e l'appoggio quindi per un nuovo rinvio della Brexit ha trovato un'accoglienza tiepida in Francia. Per il ministro francese per gli Affari europei, Amelie de Montchalin, ritardare nuovamente il processo di uscita del Regno Unito dall'Ue "senza cambiare niente" non risolverà il "problema" Brexit di Londra. "Devono essere in grado di dirci cosa vogliono", ha sottolineato la rappresentante di Parigi. "Un problema complicato non si risolve diluirlo nel tempo e ritardarlo di tre mesi senza cambiare nulla, allora si risolve", ha sottolineato de Montchalin ha detto a Radio Classique.
L'Unione Europea, inoltre, ha sottolineato di non aver ancora ricevuto dal Regno Unito "proposte concrete" su come modificare l'accordo di ritiro e in particolare il backstop, malgrado i colloqui in corso con lo sherpa di Boris Johnson per la Brexit, David Frost.