Lo stanziamento deciso dal G7 (20 milioni di euro) per far fronte all'emergenza fuochi in Amazzonia "è simpatico, ma non è detto che non seguirà la sorte di altri fondi Verdi mai partiti". Come ha detto all'Agi la copresidente dei Verdi europei Monica Frassoni, sono piuttosto "il modello economico e i rapporti di forza politici, economici, finanziari e culturali che devono cambiare".
Secondo l'ambientalista, "è un grande rischio accontentarsi di mezze misure e grandi indignazioni: finora non hanno sortito effetti davvero in grado di invertire la tendenza di un eccessivo sfruttamento delle risorse e della ripresa dell'aumento delle emissioni".
Ricordando anche i meno "mediatici" incendi che bruciano l'Africa ("ce ne sono anche di più in termini di intensità e territori coinvolti"), Frassoni evidenzia il "filo nero che unisce i devastanti incendi in Amazzonia con la persistente incapacità a mettere in campo politiche radicali in grado di ridurre velocemente le emissioni e di attutire gli effetti ormai evidenti dei cambiamenti climatici".
Appuntamenti importanti per una revisione dei modelli economici di riferimento, secondo la copresidente dei Verdi, sono il vertice Onu sul clima del 23 settembre a New York e la grande manifestazione internazionale del movimento del "climate strike" in programma per pochi giorni prima, il 20 settembre.
"L'Italia è per ora ai margini di questi grandi movimenti, mentre potrebbe giocare un ruolo importante. Proprio in questo momento di crisi politica, le forze in campo dovrebbero impegnarsi per una seria svolta ambientalista".
Riferendosi infine alle responsabilità del presidente del Brasile Jair Bolsonaro, Frassoni sottolinea che "le forme autoritarie e violente di governo sono tutte contrarie alle misure per affrontare la crisi climatica o per favorire la biodiversità e le forme sostenibili di agricoltura e allevamento. L'estrema destra al governo è sciagura per diritti e democrazia ma anche per l'ambiente: non vedere questo legame è un rischio per tutti".