Aerei da combattimento legati alle forze sotto il comando del generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, hanno bombardato nella notte posizioni nella città-Stato di Misurata e di Sirte, in Libia. È stato colpito l'aeroporto di Misurata, che ospita un contingente di forze militari italiane a protezione della struttura e del locale ospedale da campo.
Nessun militare italiano è rimasto ferito e le infrastrutture in uso al contingente militare del nostro Paese non hanno subito danni. Ma l'affondo di Haftar potrebbe segnare una nuova tappa nella sua marcia verso Tripoli. Venerdì il portavoce di Haftar, dopo che il Governo di accordo nazionale di Tripoli aveva annunciato di aver attaccato la base aerea di Jufra, nel centro del Paese, controllata dal 2017 dalla forze fedeli all'uomo forte della Cirenaica, aveva annunciato che ci sarebbero state "sorprese" nelle ore successive. Del resto da giorni Haftar annuncia l'offensiva finale, definita "imminente" e che e' volta alla conquista della capitale libica, Tripoli.
Secondo fonti della sicurezza, gli aerei di Haftar hanno realizzato diversi raid di precisione su Misurata, fedele alleata del governo sostenuto all'Onu a Tripoli, appoggiata da Qatar e Turchia, ostacolo principale alla marcia di Haftar per prendere il controllo del Paese. Il generale, che secondo il governo di Tripoli puo' contare sull'appoggio di Russia, Francia, Arabia Saudita, Egitto ed Emirati, guida un gruppo di milizie raggruppate sotto l'Esercito nazionale libica.
A Misurata i militari, circa 300 uomini presenti dal 2016, svolgono ruolo di supporto, con compiti che vanno dalla sicurezza all'addestramento militare alla cooperazione in materia umanitaria e sanitaria e con il personale medico. Haftar, che controlla circa il 60 per cento del territorio nazionale e delle sue risorse energetiche, ha lanciato l'offensiva verso Tripoli lo scorso 4 aprile, in coincidenza con la visita ufficiale del segretario generale dell'Onu, Antonio Gutierres. E' stata una chiara sfida alla comunità internazionale. Da allora più di un migliaio di persone sono morte sotto i bombardamenti e nei combattimenti, più di 50 mila rimasti feriti e quasi 100 mila sono sati costretti ada abbandonare le loro case.