Si sono concluse al cosmodromo russo di Baikonur, in Kazakistan, le operazioni di roll-out della Soyuz MS-13 e del suo lanciatore, che sabato porteranno sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) l'astronauta italiano dell'Esa Luca Parmitano, quello della Nasa Andrew Morgan ed il comandante russo Alexander Skvortsov di Roscosmos. Per roll-out si intende il trasporto e il posizionamento della Soyuz dall'hangar di assemblaggio alla rampa di lancio.
Alle 7:00 ora locale (le 4 in Italia), come vuole una tradizione di lunga data, la navicella di Parmitano e del resto dell'equipaggio della Spedizione 60/61 è partita dall'hangar di assemblaggio, diretta su rotaia verso la rampa di lancio N1 del cosmodromo, intitolata al primo uomo nello spazio, il cosmonauta sovietico Yuri Gagarin. Lungo i quattro chilometri del percorso, con una temperatura sopra i 35 gradi già dalle prime ore del mattino, si è assiepata una folla di giornalisti, tecnici e turisti arrivati con agenzie specializzate.
Il treno ha viaggiato a passo d'uomo, alla velocità di 2 km/h. Uno dei rituali di buon auspicio, che accompagnano i preparativi del lancio di una missione da Baikonur, prevede il lancio di monetine sui binari dove passa il treno. Un'usanza da diversi anni ufficialmente proibita, per l'incolumità dei visitatori, ma su cui i militari russi che controllano le attività al cosmodromo a volte chiudono un occhio.
Ad osservare il passaggio del treno, sono arrivati anche i tre membri dell'equipaggio di riserva, che parlando con la stampa hanno riferito che i colleghi, compreso Parmitano, "stanno bene e sono pronti per la partenza". Arrivata alla rampa di lancio, con una delle operazioni più spettacolari della vigilia di un lancio, la navicella incapsulata al suo lanciatore - alto una cinquantina di metri - è stata sollevata e issata in posizione verticale.
I bracci di sicurezza della rampa si sono poi gradualmente chiusi. Si riapriranno solo al momento della partenza, quando la Soyuz si solleverà sospinta dai suoi propulsori. Quella di Parmitano sarà l'ultima spedizione a partire dalla rampa di lancio Gagarin, che verrà poi chiusa per lavori di ristrutturazione.
I riti propiziatori che precedono il lancio
I giorni che precedono le missioni spaziali dal cosmodromo russo di Baikonur sono pieni di tradizioni, riti e leggende a cui anche Luca Parmitano non potrà esimersi. L'equipaggio riproduce passo, passo quanto fatto nel 1961 da Yuri Gagarin, ma col tempo sono stati aggiunti nuovi riti, come la benedizione del razzo e della capsula Soyuz, impossibile da pensare in epoca sovietica, quando vigeva l'ateismo di Stato.
Si inizia già quando l'equipaggio parte da Mosca, alla volta del Kazakistan. Gli astronauti rendono omaggio a Gagarin, morto nel 1968 a 34 anni, portando dei garofani sulla sua tomba e su quella del padre del programma spaziale sovietico Sergey Korolev, entrambe sotto le mura del Cremlino. L'equipaggio primario e quello di riserva vanno in quarantena all'hotel Cosmonaut a Baikonur.
Circa cinque giorni prima del lancio, prendono parte alla cerimonia con cui vengono issate le bandiere dei Paesi che partecipano alla missione verso la Stazione spaziale internazionale (Iss). Altro momento importante, a Baikonur, è quando ogni astronauta che parte la prima volta pianta un albero nel cosiddetto 'Giardino dei cosmonauti'. Gagarin è stato il primo a piantare qui un albero, che è ancora in buona salute. A Baikonur, inoltre, entrambi gli equipaggi devono visitare il museo di Korolev e lasciare la loro firma su una parete, vicino alle foto-ritratto di tutti gli astronauti partiti dal cosmodromo: fino a oggi, 121.
Le ore prima della partenza sono piene di attività. La notte della vigilia, si guarda un film russo del 1969, 'Sole bianco del deserto', come gesto propiziatorio. Il giorno del lancio, ogni astronauta deve lasciare la sua firma sulla porta della stanza in cui ha dormito e bere champagne. Subito dopo, escono dall'hotel Cosmonaut - sulle note della canzone russa degli Anni '80, 'Trava u doma' (L'erba vicino casa), una sorta di inno dei cosmonauti - per dirigersi al bus, che li porterà alla navicella.
Durante il viaggio, il pullman si ferma e gli astronauti - donne esentate - fanno pipì contro una ruota del mezzo, così come la leggenda vuole abbia fatto Gagarin, poco prima del suo storico volo. Nel frattempo, un pope benedice la Soyuz. Sulla navicella, infine, il comandante porta un oggetto di valore affettivo, di solito un giocattolo dei figli, che servirà simbolicamente a riconoscere il momento in cui si entra in orbita e inizia lo stato di microgravità.