Paradossale destino, quello di Alexis Tsipras, il 44enne leader di Syriza uscito nettamente battuto dal voto in Grecia: leader della sinistra costretto a gestire tra austerity e riforme imposte dalla Troika la peggiore crisi economica dal dopoguerra, papabile al Nobel per la Pace grazie all'accordo sul nuovo nome della Macedonia del Nord, ex antagonista con tanto di sacco a pelo oggi amato dai maggiori leader mondiali -da Jean-Claude Juncker ad Angela Merkel- si è visto sfilare il governo dai conservatori di Nuova democrazia.
Quando venne eletto - nel 2015, sull'onda di un trionfale 36,3%, ben 20 punti più di quanto ottenuto nel 2012 - Tsipras aveva di fronte una sfida da far tremare i polsi: la Grecia era ad un passo dalla bancarotta, e al 41enne laureato in ingegneria toccò trovare la quadra tra l'esigenza di rimettere in piedi stremato dal punto di vista sociale e le richieste dei creditori internazionali.
Il che significava necessariamente altri tagli, nuove tasse da accollare alla classe media, articolate però in modo tale da salvare le fasce più deboli. Non a caso Tsipras parlerà di "fine dell'odissea", quando l'agosto dell'anno scorso annunciò l'uscita della Grecia dagli scudi di salvataggio europei e l'addio alla Troika.
E questo avendo adottato misure di austerità pari a 65 miliardi di euro, un calo del tasso di disoccupazione dal 26 al 18%, a fronte di prestiti elargiti da Ue, Bce e Fmi per un totale di 289 miliardi di euro in tre programmi successivi nel 2010, nel 2012 e nel 2015. Così l'economia greca è ripartita, ma la ripresa è ancora faticosa, tanto che Tsipras ha dovuto varare ulteriori tagli alle pensioni e alle agevolazioni fiscali per il 2019 e il 2020.
La Grecia ha riacquistato una certa credibilità, ma le famiglie greche continuano a sentire gli effetti di un'austerità pesante e impopolare. Tanto che, dopo esser stato il più giovane capo di governo in 150 anni di storia, adesso Tsipras deve fare le valigie: ha incassato tre sconfitte in poco più di un mese, con le europee, le amministrative e adesso le politiche.
Nato nel 1974, pochi giorni dopo la caduta del regime dei colonnelli, laureato in ingegneria civile nel 2000, entra in politica verso la fine degli anni '90 con l'ingresso nel movimento dei giovani comunisti e la partecipazione alla rivolta studentesca. Dopo un passaggio, come segretario dell'area giovanile, della Coalizione sinistra, movimenti e ecologia - è in questo periodo che tenta di arrivare al G8 di Genova del 2001, ma viene respinto a manganellate ad Ancona e successivamente espulso - fonderà Syriza nel 2009.
In quell'anno prenderà il 4,6% dei voti: abbastanza, comunque, per permettergli di entrare nel Parlamento ellenico come deputato del collegio Atene A. È la grande crisi greca a determinare il resto della storia: a fronte della profonda destabilizzazione delle altre forze politiche, è Syriza a fare il triplo salto mortale verso il governo, con le doppie elezioni del 2012 (andando dal 16 al 26% in neanche due mesi) e il trionfo del 2015.
Il problema - o forse la fortuna - è che, nonostante la promessa di tener testa alla Troika, Tsipras in questi anni ha messo in pratica passo per passo le riforme e i tagli richiesti, trasformando nei fatti Syriza in un partito di centrosinistra. Con il risultato di trovarsi dinnanzi la rabbia della sinistra per aver assecondato l'austerità, l'opposizione dei conservatori per scelte come quella di legalizzare la cannabis e di rafforzare i diritti nelle unioni gay, e l'irritazione della Chiesa ortodossa per il suo spiccato laicismo.