Il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer ha presentato giovedì 27 giugno, insieme al capo dell’agenzia di sicurezza interna (BfV) Thomas Haldenwang, un rapporto che registra un ritorno alle violenze ricollegabili all’estrema destra. Dei 24 mila fondamentalisti tenuti sotto stretto controllo dall’agenzia, 100 in più rispetto al censimento del 2017, 12.700 sono considerati inclini alla violenza; più della metà. E se in generale i reati legati alle rimostranze di fondamentalisti di destra sono diminuiti dello 0,3%, aumentano del 3,2% i crimini violenti attribuiti a quella determinata frangia politica, gli omicidi nello specifico sono aumentati dai 4 dell’anno precedente a 6.
Un rapporto che, come scrive il sito dw.com, arriva in un momento particolarmente delicato per la Germania, che ha appena assistito all’arresto di Stephan Ernst, neonazista attivo con diversi gruppi di estremisti che ha confessato l’omicidio di Walter Lübcke, politico conservatore più volte minacciato per il suo sostegno alla politica dei rifugiati del cancelliere Angela Merkel nel 2015.
Durante la conferenza stampa il ministro Seehofer ha anche dovuto affrontare le critiche di chi accusa il governo di essere “cieco” rispetto alla minaccia dell’estremismo di destra, specie dopo che alcuni organi di stampa hanno ipotizzato un coinvolgimento di Ernst in cellule simili al National Socialist Underground (NSU), un trio di neonazisti attivo per quasi dieci anni e che si è macchiato di omicidi, bombardamenti e rapine.
“Cerchiamo sempre di migliorare”, ha sostenuto Seehofer davanti ai microfoni, mentre Haldenwang ha risposto alle accuse dicendo che proprio in seguito alla scia di crimini dell’NSU l’agenzia ha attuato una serie di riforme interne dedite proprio a mantenere alta l’attenzione sul problema del neonazismo, una su tutte il licenziamento dell’ex capo Hans-Georg Maassen, proprio a causa di una gestione considerata su quel punto troppo lassista.
"Stiamo affrontando in modo approfondito la questione – ha quindi ribadito Haldenwang - delle reti dell'estrema destra, siamo molto attenti alle attività degli estremisti di estrema destra su Internet", e già questa pare essere una buona notizia, come confermano le parole di Anetta Kahane, capo della Amadeu Antonio Foundation, un'ONG che tiene traccia e contatori l'estremismo di estrema destra, soddisfatta del fatto che l’agenzia perlomeno riconosca che il problema esiste.
Il ministro degli Esteri Heiko Maas non ci sta a subire questo determinato attacco e decide di scrivere una lettera aperta a tutti i membri del Bundestag tedesco invitandoli a prendere posizione condividendo sui social l’hashtag “Giovedì per la democrazia”, la lettera però non è stata recapitata ai membri dell’Alternative für Deutschland (AfD), partito euroscettico che è stato tirato in ballo diverse volte proprio nell’ambito delle discussioni politiche rispetto l’omicidio Lübcke.
Come scrive La Stampa “La leader della Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer ha accusato la destra populista dell’Alternative für Deutschland (AfD) di aver spianato la strada al terrorismo di destra con il suo linguaggio sempre più aggressivo e le sue campagne di odio e intolleranza nei confronti dei profughi. "Il populismo di estrema destra rappresenta un grande pericolo per la nostra nazione", ha dichiarato la Kramp-Karrenbauer. Ancora più esplicito è stato il segretario generale della Cdu Peter Tauber che ha definito l’AfD come "complice" dell’omicidio di Lübcke”.