“Le immagini più difficili da vedere erano gli abusi sugli animali. Ho visto un cucciolo di cane impiccato a una corda. Un maiale vivo buttato nel fuoco, lo si sentiva urlare”. Michelle Bennetti è uno dei tre ex moderatori di Facebook che hanno deciso di raccontare il loro lavoro in una video intervista a The Verge.
Un documento raro, ottenuto dalla testata americana che ha raccolto le loro voci e le loro storie andando a Tampa, in Florida, dove si trova Cognizant, una delle aziende che per conto della società di Menlo Park si occupa di ripulire i social dai contenuti violenti e dai discorsi incitanti all’odio. Dà lavoro a circa 800 persone. I tre hanno deciso di rompere il patto di ‘non divulgazione’ firmato con la società mostrandosi in volto. Altri invece hanno preferito restare anonimi.
“Ho visto due gemellini lanciati ripetutamente sul suolo da una donna, forse la madre”, racconta Melynda Johnson. “Credo fosse un video girato in Arabia Saudita. Ho visto poi la donna tentare di soffocare uno dei bambini, l’ho sentito rantolare e cercare di respirare. Per giorni ho pensato al suo destino, per giorni mi sono chiesta che fine avesse fatto”. I racconti che gli intervistati hanno affidato a The Verge sono molto simili. Facebook ha circa 15 mila moderatori nel mondo. Generalmente lavorano sei ore al giorno, e il loro lavoro è controllare i contenuti segnalati dagli utenti. La paga è di 15 dollari l’ora, circa 28,8 mila dollari l’anno. 15 minuti di pausa, 30 da dedicare al pranzo.
Shawn Spagle scoppia in lacrime prima di raccontare quello che ha visto: “C’era un iguana per strada. Un gruppo di ragazzi gli si avvicina. Uno di loro prende l’iguana per la coda e comincia a batterlo sull’asfalto. Ho sentito l’iguana urlare a lungo. Lo hanno battuto per terra fino a farlo diventare una poltiglia sanguinolenta”. Si scusa davanti alla telecamera: "Purtroppo non riesco a non pensare Il video, racconta, poi non è stato rimosso ma indirizzato solo ad un pubblico di lingua spagnola.
“Quello che mi rammaricava è che non potevo fare niente. Niente per gli animali, ma niente nemmeno per gli umani. Ho visto una ragazza cercare di soffocare la sorellina fino a farle uscire il sangue dal naso. E sono contenuti come questo che dovevi vedere tutti i giorni. Vedere dolore e sofferenza, e questo ti crea dentro un profondo senso di rabbia”. Spagle dopo l’esperienza come moderatore del social ha dovuto fare ricorso a psicofarmaci. Un controllo medico gli ha diagnosticato un disturbo da stress post traumatico: “Dormivo solo poche ore a notte, non riuscivo a togliermi dalla mente quelle immagini. Quando finivo di lavorare mangiavo dolci”, un modo per anestetizzare il male visto durante il giorno.
Alcuni mesi fa Facebook aveva annunciato un programma per usare l’intelligenza artificiale al posto degli uomini nella moderazione dei contenuti. La società sta ancora lavorando al progetto, che dovrebbe sostituire interamente i 15 mila moderatori umani. Ma al momento le tecnologie usate non sono risultate ancora affidabili.
@arcangeloroc