Ancora una volta, più che gli articoli scritti, sono le immagini - anche sui quotidiani – le grandi foto a narrarci la tragedia della Cattedrale di Notre Dame in fiamme, a Parigi, dopo che dalle 18.50 siamo rimasti tutti incollati allo schermo del televisore a vederla consumare in diretta, osservarne il dramma che si consumava sotto i nostri occhi. “Notre Drame”, come ha titolato saggiamente il francese Libération. Un dramma collettivo. Europeo. E Occidentale. Di civiltà. Culturale. Cristiano. E simbolico. Come si può leggere nella carrellata di titoli da tutto il mondo.
“Notre-Dame non c’è più” constata la Repubblica, “Il mondo sconvolto”. “In lacrime per Notre Dame” si dispera il Corriere della Sera. “Nell’inferno di Notre Dame” si addentra Il Foglio così come La Stampa. “È l’11 settembre dell’Europa Cristiana” grida Il Giornale. “Assassinio nella Cattedrale” titola evocativo Il Fatto Quotidiano rifacendosi al dramma vergato da Thomas Eliot. “Parigi, un colpo al cuore”, Il Messaggero. “Parigi sfregiata”, Il Sole 24 Ore.
“I dodici apostoli sono salvi, ma solo quelli” scrive la corrispondente da Parigi per la Repubblica. “Qualche giorno fa le statue che circondavano la flèche, la guglia di Notre-Dame erano state estratte e portate in un deposito per avviare i lavori che dovevano ridare splendore alla cattedrale. Il gigantesco cantiere puntava a restaurare la flèche, la guglia che svetta fino a quasi cento metri da terra e di cui ora non rimane più nulla”. I ponteggi risalgono all’estate scorsa, “e solo da qualche settimana erano finalmente arrivati gli operai per cominciare il restauro”. “L’incendio è scoppiato, secondo le prime ipotesi, tra le impalcature e il sottotetto nella parte centrale della cattedrale che ha una spina dorsale tutta in legno”. Ma lo dovrà appurare l’inchiesta giudiziaria per capire “come fosse stato progettato il cantiere e quali fossero state le misure anti-incendio adottate”. Da tempo, però, “la cattedrale era pericolante, senza più manutenzione” scrive la corrispondente.
“È uno degli effetti paradossali della legge che nel 1905 ha confiscato i beni della Chiesa. Il gioiello gotico vecchio di otto secoli non appartiene più al Vaticano ma allo Stato francese che colpevolmente non ha curato come doveva questo patrimonio storico. In questi anni, frammenti di arcate, chimere, altorilievi che cadevano letteralmente a pezzi erano stati accatastati in una rimessa dietro all’abside con un sentimento di impotenza che il rettore di Notre-Dame aveva più volte denunciato”. E solo l’anno scorso “la Sovrintendenza aveva finalmente staccato un assegno di 2 milioni di euro per restaurare intanto la guglia, simbolo della cattedrale. Troppo poco ancora per mettere in sicurezza l’intera cattedrale, per cui il restauro completo costava almeno 150 milioni di euro secondo l’americano Andrew Tallon, considerato come il massimo esperto di Notre-Dame”.
“Alle 19 e 51 il momento senza ritorno: la guglia che dal Trecento s i inerpicava a 93 metri di altezza si spezza, incandescente dopo oltre ora di fuoco. Crolla. I parigini e i tanti turisti che hanno assistito fino a quel punto in silenzio si lasciano sfuggire un «oh» di incredulità e dolore” è l’inicpit della corrispondenza del Corriere da Parigi. Una tragedia cominciata alle 18.50, sessantuno minuti dopo è già di fatto conclusa. Anche se la Cattedrale continua ad ardere e “cinquecento vigili del fuoco combatteranno ancora nella notte per salvare Notre Dame, ma alle 19 e 51il mondo intero comprende che sta accadendo l’irreparabile” e sembra quasi arrendersi all’ineluttabile.
Ma “è il cantiere sotto accusa per l’incendio” titola il Corriere, che precisa: “Non si sa cos’abbia fatto scoppiare i l fuoco, probabilmente un incidente: sarà la procura di Parigi a chiarire le responsabilità. E a stabilire se c’entri qualcosa quel cantiere così unico, piazzato intorno alla guglia a 92 metri da terra, un’altezza proibitiva per un intervento tempestivo ed efficace” ai fini di spegnere l’incendio. Alla Parigi ancora in lacrime qualcuno dovrà spiegare s e esisteva o meno un adeguato piano anti-incendio, per uno dei monumenti più importanti e fragili d’Europa, già bersaglio delle mire dei terroristi. Dovrà chiarire se in quel cantiere sono state seguite tutte le norme di sicurezza e sulla prevenzione, se ci fosse o meno un addetto a controllare che la ditta utilizzasse i materiali giusti, e sei fondi stanziati fossero sufficienti”.
Nella ricerca delle cause, però il Corriere avanza qualche ipotesi in un trafiletto dal titolo “Fuoco dalle impalcature? Gli operai non c’erano” in cui si può leggere che “è possibile che il cantiere di ristrutturazione della guglia gotica — crollata per l'incendio — abbia avuto un ruolo”. Nel senso che “secondo le prime indicazioni dei pompieri (ancora da confermare) il fuoco sarebbe partito proprio da un’impalcatura, in un orario in cui però il cantiere — posizionato a circa 90 metri da terra — non era in funzione”. E proprio l’altezza dove è divampato il fuoco “ha reso una situazione critica, quasi impossibile da gestire per i pompieri”. E “il motivo principale per cui l’incendio è divampato così velocemente è l’enorme quantità di legno presente nella struttura della cattedrale, in particolare nel telaio di sostegno della copertura del tetto: il punto che ha preso fuoco più in fretta ed è collassato sulla navata della chiesa”. “Si tratta di legno vecchio, secco, è bruciato tutto violentemente”, racconta Piero Moscardini, ex funzionario della Protezione Civile. “In uno scenario del genere basta veramente una scintilla” riporta ancora il Corriere. Libération scrive di “Leggenda nera di una cattedrale” riferendosi al suo passato, già devastata nel corso della Rivoluzione del 1789.
Ma Il Messaggero punta il dito sul “Giallo del cantiere incustodito” e sul “flop dl sistema antincendio”. “La catastrofe di Parigi – scrive il quotidiano della capitale – lascia una lunga scia di domande, a partire da quelle sulle cause, le cui tracce potrebbero essere state distrutte proprio dal crollo del tetto. In una cattedrale gotica, patrimonio dell’umanità, sembra scontato che, quando si apre un cantiere, quando si eseguono delicati interventi di restauro, ci sia un sistema di vigilanza e di prevenzione anti incendio tra i più sofisticati e meticolosi. In una città come Parigi che convive, giorno dopo giorno, anche con l’allarme antiterrorismo. Notre Dame avrebbe dovuto essere uno dei luoghi più sicuri del Pianeta” conclude il quotidiano romano.
“Cantiere deserto a quell’ora. Il sito è irraggiungibile con i camion” è l’atto d’accusa de Il Giornale.