Innescate dall'aumento del prezzo del pane e dei generi alimentari di base, le proteste sudanesi si sono trasformate in una valvola di sfogo per un malcontento diffuso che ha portato alla fine del regime trentennale del presidente Omar al-Bashir.
Per la prima volta, il 19 dicembre a centinaia si riversano nelle strade di Atbara e di altre cittadine per protestare contro il prezzo triplicato del pane. Le manifestazioni avvengono in contemporanea con il ritorno in patria del principale leader dell'opposizione, ex premier Sadiq al-Mahdi, spodestato dal colpo di Stato di Bashir nel 1989.
All'indomani, le proteste si diffondono nel Paese, con i manifestanti che inneggiano a "libertà, pace e giustizia" e chiedono "la caduta del regime". La polizia cerca di disperdere la folla e ci sono i primi scontri: in 8 vengono uccisi. Nei giorni seguenti le truppe vengono dispiegate a Khartoum e altrove, mentre dal presidente arriva una promessa di "reali riforme".
La resistenza di Bashir
Nonostante il protrarsi delle manifestazioni, Bashir non accenna a vacillare, anzi risponde alla richiesta di un "nuovo regime" con il licenziamento del ministro della Salute messo alla gogna per l'aumento dei prezzi delle medicine. E alle proteste contro di lui contrappone una manifestazione di sostegno a Khartoum.
La comunità internazionale esorta il Sudan a rispettare i diritti dei manifestanti, Human Rights Watch diffonde dei video che documentano la violenza delle forze di sicurezza. A fine febbraio, diversi attivisti dell'opposizione vengono arrestati mentre i dimostranti marciano sul palazzo presidenziale.
Bashir reagisce il 22 febbraio dichiarando lo stato di emergenza, sciogliendo i governi provinciale e federale e nominando esponenti dell'esercito e dell'intelligence come governatori. Qualche giorno più tardi passa i poteri come leader del national Congress Party (Ncp) al suo vice.
Le proteste a marzo sono meno costanti ma il 6 aprile in migliaia di nuovo scendono in piazza a Khartoum arrivando per la prima volta fuori dal quartier generale delle forze armate cantando 'un esercito, un popolo'. Viene allestito un campo e il sit-in prosegue nonostante i tentativi della polizia di disperderli. Dopo tre giorni, gli agenti decidono di seguire la linea dell'esercito di non-intervento. L'11 aprile, al sesto giorno di sit-in, Bashir si dimette, i membri del governo vengono arrestati e l'esercito annuncia la formazione di un consiglio militare di transizione che governerà il Paese.