Cambio radicale al Cremlino nella annosa lotta contro i famigerati corvi, storici occupanti del palazzo del potere al centro di Mosca, che da più di un secolo danno filo da torcere ai dirigenti sovietici e poi russi.
Il nyet di Lenin
Di giorno come di notte i corvi neri per anni e anni hanno sfidato le guardie: in realtà una piaga per tutti gli edifici della capitale russa e per i parchi, colonizzati anche dai piccioni e dalle cornacchie. Nel mansionario delle guardie del Cremlino per molto tempo è stata contemplata la caccia ai corvi e la pulizia dei loro nidi ed escrementi, motivo per cui in alcuni periodi si procedeva al loro abbattimento per eliminare il problema alla radice.
Nelle sue memorie Pavel Malkov, comandante al Cremlino dopo la Rivoluzione sovietica, raccontava di “guardie annoiate che sparavano sulla massa nera di corvi sugli alberi” fino a quando, in piena guerra civile, Lenin si lamentò dello “spreco di preziose munizioni”, mettendo fine a tale pratica. Successivamente è stata provata la via delle registrazioni sonore di rapaci, senza però ottenere grandi risultati.
Arrivano i falchi
Dopo una lunga ricerca su riviste scientifiche è venuta fuori la possibilità di risolvere la piaga dei corvi grazie alla presenza di uccelli predatori. È così che già nel 1984 al Cremlino è nata un’unità speciale formata da una dozzina di rapaci di diverse specie, ormai una presenza fissa nell’edificio.
L’unità in questione fa parte del Servizio di Guardia Federale, quindi integrata a tutti gli effetti nella difesa del Cremlino. L’edificio è stato costruito nel 1147 mentre la fortezza fortificata, così come si presenta oggi, risale alla fine del ‘400, su progetto dell’architetto italiano Aristotele Fioravanti.
Oggi la squadra di falchi viene addestrata per mesi per poi seguire frequenti allenamenti con il compito di proteggere una delle più antiche fortezze medievali d’Europa, già residenza degli zar, successivamente sede dei dirigenti sovietici e dei presidenti russi, patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1990.
“L’obiettivo non è sbarazzarsi di tutti i corvi, ma di spaventarli e farli volare via, in modo che non si stabiliscano qui e non costruiscano i loro nidi nei giardini del palazzo” ha riferito all’Agenzia France Presse il 28enne Alexeï Vlassov, uno dei falconieri in divisa mimetica della Guardia ornitologa del Cremlino.
Sui pericoli rappresentanti dagli invasori neri, la guardia cita malattie trasmissibili all’uomo, potenzialmente pericolose, e i danni alle cupole d’oro quando vengono graffiate dai corvi oppure corrose dai loro escrementi. Il veterano del gruppo è Alpha, esemplare di astore femmina di 20 anni dalla livrea argentata che va a caccia di corvi di giorno, mentre al turno notturno ci pensa Filya, un imponente gufo reale.
Sorvolano il parco Tainitski, all’interno delle muraglie in mattoni rossi del Cremlino, e in pochi minuti si alzano colonne nere di corvi in fuga. Di sera invece la sola presenza di Filya, cacciatore notturno molto silenzioso, tiene i corvi distanti dalla fortezza. Forse, adesso, non solo loro.
Intrusi
Gli uccelli predatori hanno già dimostrato la loro efficacia contro i droni, che riescono a distruggere mentre sorvolano zone vietate e c’è chi già fa ricorso a questa tecnica ‘naturale’. Alcune firme di società specializzate in sicurezza allenano i falchi per questa finalità e a utilizzarli sono anche le forze armate di alcuni paesi.
Tra queste l’aeronautica francese, che ha creato un programma di ammaestramento di aquile per intercettare i droni, e in passato la polizia olandese, costretta però pochi mesi fa a licenziare gli uccelli poiché “troppo disubbidienti”.
Finora al Cremlino i falchi russi non hanno ancora ricevuto ufficialmente questo incarico, ma in futuro potrebbero avere nuovi compiti. Contro i droni è invece in servizio il radar jamming, una tecnica considerata più efficace, che consiste in un sistema di contrasto elettronico di interferenza con i comandi dell’apparecchio volante senza pilota a bordo.