È questione di pochissimo prima che il business venga inaugurato. Parliamo dell’allevamento dei polpi, una delle specie finora sfuggite alla cosiddetta “agricoltura marina”. Questo perché sono estremamente difficili da nutrire subito dopo essere nati e hanno un basso tasso di sopravvivenza; ma a quanto pare, come scrive la rivista online specializzata SeaFoodSource, un’azienda giapponese specializzata nello smercio di frutti di mare, la Nippon Suisan Kaisha, grazie all'incubazione artificiale, eseguita nel 2017 presso l’Oita Marine Biological Technology Center a Saeki, nella prefettura di Oita, nel Giappone occidentale, avrebbe coltivato “140.000 uova prodotte durante l'incubazione in quello che è il primo processo tecnologico di acquacoltura a ciclo completo per il polpo”.
L’azienda avrebbe annunciato per il 2020 l’inizio della vendita a ristoranti e rivendite giapponesi. Ma la Nipponu Suisan Kaisha sarebbe solo la prima di una lista di aziende di base in Messico, Spagna e Cina già attrezzate per il delicato allevamento. Se i più golosi staranno festeggiando all’idea di poter avere regolarmente a disposizione un mollusco protagonista di molte ricette della nostra tradizione e molto amato dai palati italiani, saranno in molti d’altra parte a storcere il naso.
L'allevamento intensivo dei polpi infatti creerebbe più danni di quanto potremmo mai immaginare, così come riporta una tesi portata alla luce da alcuni esperti del settore all’edizione 2019 dell’Issues of Science and Technology. I polpi infatti sono carnivori e sono abituati a ingurgitare cibo per tre volte il loro peso e ciò chiaramente costringerebbe gli allevatori a fornire al polpo in gabbia una notevole quantità di pesci selvatici, andando poi a pesare sull’intero ecosistema.
In molti poi potrebbero provare remore di carattere etico, se si considera che i polpi sono la specie meno simile all’uomo più sviluppata del mondo animale, tanto da essere considerata ciò che più ricorda un alieno dell’intero creato. Secondo dei ricercatori marini sentiti da Quartz uno studio ha scoperto che i polpi conservano la conoscenza su come aprire un barattolo a vite per almeno cinque mesi. Sarebbero anche in grado di condurre vasti viaggi di foraggiamento e utilizzare punti di riferimento visivi per navigare.
L’allevamento costringerebbe invece il polpo a vivere in un barattolo in attesa di diventare cibo per noi umani, reprimendo ogni istinto intellettivo dell’animale. Certo, il fatto di avere capacità superiori non li pone moralmente su un gradino più alto rispetto ad altri abitanti del mare che già da decenni vengono allevati, ma l’evento susciterà sicuramente una riflessione un po' più approfondita.