Per uscire dall'impasse nella quale si dibatte la Gran Bretagna a pochi giorni dalla prevista uscita dall'Ue, la premier britannica, Theresa May, sarebbe pronta a lasciare l'incarico in cambio del sostegno dei principali Brexiteer al piano da lei concordato con Bruxelles, compresa il famoso backstop (ovvero, la clausola che evita l'erezione di una nuova frontiera tra le due Irlande in attesa di un accordo specifico a riguardo) che ha suscitato una fortissima opposizione in patria.
È quanto riferisce in un editoriale il caporedattore del politico dell'emittente Itv, Robert Peston: "Mi è stato riferito che Theresa May ha detto a Boris Johnson, Iain Duncan Smith, Steve Baker, Jacob Rees-Mogg, David Davis e altri a Chequers che lascerà l'incarico se voteranno per il suo accordo, incluso il backstop che odiano". Tuttavia, non c'è molta fiducia nel fatto che la premier sia pronta a dimettersi dal momento che "non ha dato dettagli".
Tutto pronto a Bruxelles per il 'no deal'
La Commissione Europea, da parte sua, ha diramato una nota nella quale ha annunciato di aver completato i preparativi per un 'no deal', ovvero un'uscita senza accordo di Londra dalla Ue, ritenendola un'ipotesi "sempre più probabile". "Allo stesso tempo la Commissione continua a sostenere le amministrazioni nei loro preparativi ed esorta tutti i cittadini e le imprese dell'UE a continuare a informarsi sulle conseguenze di un possibile scenario di "no-deal' e a completare la loro preparazione al mancato accordo", prosegue la nota, che segue le conclusioni del Consiglio europeo (articolo 50) della scorsa settimana, "anche se uno scenario di "no-deal" non è auspicabile, l'UE è pronta", aggiunge la nota.
L'esecutivo Ue ricorda che da dicembre 2017, "la Commissione europea si sta preparando per uno scenario di 'no-deal': ha pubblicato 90 note di preparazione, 3 comunicazioni della Commissione e ha presentato 19 proposte legislative", 17 delle quali sono state adottate o approvate dal Parlamento europeo e dal Consiglio. L'adozione formale di tutti i provvedimenti da parte del Parlamento europeo e del Consiglio è attualmente in corso.
Tra i provvedimenti di preparazione a una Brexit senza accordo, Bruxelles ricorda di avere adottato il proseguimento del programma PEACE sull'isola d'Irlanda fino alla fine del 2020, l'accordo sul bilancio, le misure sulla pesca, le misure temporanee sui servizi finanziari, la connettività e la sicurezza aerea. Inoltre sono state messe a punto le misure sulla connettività stradale e ferroviaria, sulle ispezioni navali, sul riallineamento del corridoio del Mare del Nord, la politica sul clima, il programma Erasmus +, i titoli di sicurezza sociale e la reciprocità dei visti.
Cerca di essere ottimista il commissario agli Affari Economici, Pierre Moscovici. "La mia convinzione è che possiamo evitare una Brexit con no-deal e ritengo che la eviteremo", ha affermato intervenendo al programma mattutino di Rtl, "nel momento in cui parliamo, è tutto assolutamente possibile".
Due scadenze per due scenari
Durante l'ultimo Consiglio Europeo, Bruxelles ha fornito a Londra due nuove scadenze, una volta accettata la richiesta di prorogare il termine del 23 marzo inizialmente previsto per il divorzio. Se il Parlamento britannico deciderà finalmente, dopo due voti contrari, di dare il via libero all'accordo negoziato da Theresa May (non ci sono chance per ridiscuterlo, aveva chiarito il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker), ci sarà tempo fino al 22 maggio per completare il processo nei suoi aspetti tecnici. Nel caso di un nuovo voto contrario, il Regno Unito dovrà proporre una strada alternativa entro e non oltre il 12 aprile.
Come è sempre avvenuto finora, l'ala dura dei conservatori, capeggiata da Boris Johnson, sembra più preoccupata dallo scalzare la premier dalla guida del partito che dai rischi connessi a un 'no deal'. Il Parlamento è ora chiamato a votare un emendamento per strappare al governo il controllo del calendario parlamentare relativo alla Brexit. Il ministro per la Brexit, Stephen Barclay, ha definito il testo proposto dai Tories intransigenti come un atto "costituzionalmente senza precedenti" che pone "seri rischi alla Brexit stessa". Il terzo voto sull'accordo tra May e Bruxelles è invece previsto per martedì. Una nuova sconfitta potrebbe segnare la fine del mandato della May. È tutt'altro che da escludere che ai suoi rivali interni interessi soprattutto questo: da qui l'idea di mettere sul tavolo le proprie dimissioni come ultima speranza per salvare l'intesa.