Il bilancio della prima giornata di Xi Jinping a Roma è fatto di promesse di reciprocità e richieste di impegni sui diritti umani. Ma anche di malcelato malumori all'interno dell'Unione Europea, dove qualcuino non gradisce la posizione di apertura di Roma nei confronti del colosso asiatico.
Mattarella: ci vuole reciprocità negli scambi e ascolto sui diritti umani
Un confronto tra paesi già amici, un dialogo che si intensifica ma con alcuni precisi paletti: dalla conferma della collocazione euroatlantica dell'Italia alla garanzia di avere equità e trasparenza nei rapporti commerciali e di investimenti. Sergio Mattarella riceve al Quirinale il presidente cinese Xi Jinping giunto ieri in Italia per firmare il Memorandum di intesa che apre la strada a una maggiore collaborazione alla nuova Via della seta.
Un'ora abbondante di colloqui tra le due delegazioni, seguito dalla cena ufficiale ospitata nel Salone delle feste e conclusa dalle note del 'Nessun dorma' cantato da Andrea Bocelli.
Xi ha invitato Mattarella a fare una nuova visita ufficiale a Pechino dopo quella di due anni fa. "Sono fiducioso in relazioni brillanti" ha detto il presidente cinese, mentre il capo dello Stato ha sottolineato che la cooperazione a tutti i livelli tra Pechino e Roma, già "eccellente", sarà confermata e rafforzata dalla conclusione di una serie di intese istituzionali e di accordi commerciali".
Sul tema della Via della seta, che ha agitato i rapporti in maggioranza e quelli tra il governo italiano e gli alleati europei ed americani, Mattarella ha sottolineato che la firma del Memorandum rappresenta "un interesse concreto verso le iniziative di connettività eurasiatica, nell'ambito della strategia delineata dall'Unione Europea" e che sarà siglato nel rispetto dell'unità europea e dell'amicizia con gli Stati uniti.
Lo stesso Xi ha tranquillizzato: "I rapporti tra Cina e Ue sono molto importanti, guardiamo con favore a una Unione Europea unita, stabile, aperta e prospera".
In questo quadro la firma tra Roma e Pechino non intende rompere il fronte europeo: "La Cina apprezza molto il ruolo positivo che l'Italia può giocare nello sviluppo di un sano e stabile rapporto sinoeuropeo".
Un modo per sopire le polemiche, riattizzate dalle parole del presidente francese Emmanuel Macron, che ha convocato per il week end un incontro con lo stesso Xi, Angela Merkel e Jean Claude Juncker.
Il Capo dello Stato ha anche auspicato che in occasione della sessione del Dialogo UE-Cina sui diritti umani che si svolgerà a Bruxelles "si possa proseguire un confronto costruttivo su temi così rilevanti" ed ha caldeggiato una ripresa del dialogo Usa-Cina sul commercio. Xi, durante il colloquio, si è detto disponibile a dialogare con la Ue sui diritti umani.
L’Ue: “Cina avversario sistemico”
La Cina “è un partner”, ma anche un “rivale sistemico” dell’Unione europea. Fino a quando Pechino continuerà a mantenere “le asimmetrie commerciali che creano squilibri, non si potrà costruire qualcosa di stabile”. “Il tempo dell’ingenuità è finito”.
Bruxelles traccia le sue line rosse sui rapporti con il colosso asiatico e manda un altro messaggio a Roma dopo i richiami delle settimane scorse.
Il segnale che l’asse franco-tedesco, con l’avallo di Bruxelles, intende fare quadrato nei rapporti con Pechino, arriva quando in pieno Consiglio Ue l’Eliseo annuncia a sorpresa un vertice a quattro ospitato da Emmanuel Macron con Angela Merkel e Jean Claude Juncker.
Un incontro che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, derubrica a seminario sul multilateralismo, ma che lo stesso Juncker precisa essere il vertice preparatorio alla riunione Ue-Cina del 9 aprile e che nel linguaggio diplomatico sembra una mossa per lasciare l’Italia fuori dai giochi.
La convocazione dell’incontro a quattro prende Roma in contropiede. Il governo non sapeva nulla dell'iniziativa francese e poco dopo che l'Eliseo ha diffuso la notizia, il consigliere diplomatico di palazzo Chigi ha chiesto spiegazioni al suo collega francese.
La posizione della Ue resta chiara ed è sintetizzata dalle parole del presidente della Commissione.
"Per noi oggi la Cina e' un concorrente, un partner e un rivale – dice Juncker - esiste uno squilibrio commerciale e le asimmetrie creano squilibri, non possiamo costruire qualcosa di stabile sulla base di squilibri persistenti”. Manca la reciprocità nei nostri scambi commerciali, insiste, “e la concorrenza tra Cina e Europa non ha una base egualitaria".
Il mercato cinese non è sufficientemente aperto ai prodotti europei, aggiunge il presidente della Commissione, che chiede reciprocità negli appalti pubblici e ricorda che ad aprile entreranno in vigore le norme sul monitoraggio degli investimenti esteri nella Ue.
Un tema delicato, su cui l'Italia si e' astenuta, ma che per la Ue è “uno strumento importante che farà sì che l'Europa sia una economia aperta ma che allo stesso tempo esige dai suoi partner il rispetto delle stesse regole e degli stessi principi”.
Conte: noi siamo i più trasparenti, con Washington contatti diretti
Roma difende la propria posizione: il Memorandum “non e’ un trattato internazionale”, ma un accordo non vincolante.
"Noi siamo i piu’ trasparenti”, la posizione di Conte che rimarca allo stesso tempo come l’Italia sia il primo Paese del G7 ad aver firmato l’intesa.
Sul dossier della Cina le distanze tra i partner europei e il governo italiano restano. Alla richiesta di collegialità da parte di tutti gli Stati membri e di reciprocità a Pechino, Conte sottolinea soltanto la necessita’ di riequilibrare gli scambi commerciali, ma c’è – dice – un’interlocuzione anche con Washington, attraverso “contatti diretti” ai massimi livelli.
Gli affondi al Consiglio europeo nei confronti di Roma per l’adesione al Memorandum tra Italia e Cina erano già stati messi in conto. E’ una strategia che guarda – sottolineano fonti dell’esecutivo – già alle Europee.
Una campagna elettorale che il premier non condurrà alla testa di una propria lista, “non ho queste velleità al momento”, taglia corto. Ma la consapevolezza e’ che il quadro cambierà, “basta guardare a quello che sta succedendo in Olanda”, si rimarca a palazzo Chigi.
Si andrà avanti su tutti i dossier con l’arma del dialogo, senza drammatizzare alcune uscite – come quella di ieri di Macron – nei confronti del governo. Tra Roma e Parigi c’e’ un confronto sulla Libia; differenze di vedute sostanziali, invece, sulla Torino Lione. Nessun negoziato, si va avanti con la realizzazione dell’opera, ci sono degli accordi intergovernativi che non si possono ignorare, sottolineano dall’Eliseo.
“E’ presto per fare valutazioni, i ministri competenti lavoreranno sulla base dell’analisi costi-benefici”, afferma Conte, spiegando di non aver parlato con il presidente francese di una ripartizione delle risorse.