C’è anche il nome di Luca Traini, l’uomo di 28 anni che il 3 febbraio del 2018 a Macerata tentò di fare una strage di immigrati, tra le scritte sui caricatori dell’arma usata da Brenton Tarrant, 28 anni, identificato dalla polizia australiana come uno degli attentatori alle moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda.
Lo testimoniano alcune foto postate, il 13 marzo, sul profilo Twitter di Tarrant. Insieme a Traini compare una lunga serie di scritte e di nomi che fanno riferimento a battaglie storiche ed episodi di cronaca recenti, sempre legati ai musulmani e all'Islam
Tra i nomi ai quali l’attentatore, pare ideologicamente ispirarsi compare quello di Alexandre Bissonnette, l’uomo che la sera del 29 gennaio 2017 compì una strage simile a quella di Christchurch almeno nelle modalità, cioè assaltando una moschea, in quel caso a Quebec City, in Canada. I morti, allora, furono sei. L’autore è stato condannato all’ergastolo l’8 febbraio scorso.
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Oltre a Luca Traini c’è un altro nome italiano, quello di Sebastiano Venier. A molti non dirà molto: si tratta di un generale veneziano, doge nel 1577 e nel 1578, noto per aver guidato la Lega Santa, l’esercito di Papa Pio V, nella battaglia di Lepanto contro l’impero ottomano, i musulmani dell’odierna Turchia.
Nella foto dell’arma diffusa da Repubblica compare anche la scritta “Shipka pass”: si tratta del passo Shipka, sui Monti Balcani in Bulgaria, sede di quattro battaglie combattute tra 1877 e 1878 e che videro i Turchi sconfitti dall’esercito russo e bulgaro. L’impero ottomano torna anche nel nome di Milos Obilic, un cavaliere serbo vissuto nel 14esimo secolo che alcune fonti riportano come assassino del sultano ottomano Murad I nel corso della Battaglia del Kosovo, nel 1389. A guidare la crociata contro i musulmani, in quella circostanza, c’era il principe Lazar Hrebeljanović della cosiddetta Serbia della Moravia, nata dalle ceneri dell’impero serbo crollato quindici anni prima.
Il sito web della testata australiana Brisbane Times segnala la presenza di altri nominativi, come quelli di Bajo Pivljanin (scritto in cirillico sull’arma usata da Tarrant) e Novak Vujosevic. Un aiduco il primo, cioè un combattente montenegrino nelle schiere della Repubblica di Venezia durante la guerra veneziano-ottamana di metà Seicento; il secondo protagonista della Battaglia di Fundina, nel 1876, quando un piccolo plotone di cinquemila uomini montenegrini (cristiani) sconfisse gli Ottomani che erano otto volte più numerosi. Uno scontro in cui Vujosevic avrebbe ucciso 28 soldati turchi, guadagnandosi poi il riconoscimento da parte dell’imperatore russo.
L’ossessione dell’attentatore di Christchurch per le guerre contro i musulmani arriva a coinvolgere Carlo Martello, alla guida dell’esercito dei Franchi che fermò l’arrivo dei musulmani a metà dell’ottavo secolo (la nota battaglia di Poitiers). Sui caricatori c’è anche il nome di Gastone IV di Béarn, protagonista della prima Crociata (1096) e delle battaglie contro i Mori nell’odierna Spagna. Presenti anche i riferimenti alla battaglia di Vienna del 1683 quando i cristiani sconfissero i Turchi.
Uno delle citazioni più moderne, infine, è quella a Rotherham: una città del nord dell’Inghilterra dove, tra gli anni ‘80 dello scorso secolo e il primo decennio del Duemila, si sono registrati oltre mille casi di abusi sessuali su minori. I processi hanno portato a condanna diverse persone di origine pakistana.