Se si votasse domani per le elezioni europee, il panorama politico italiano vedrebbe la Lega primo partito (e secondo nell'Europarlamento con un solo seggio in meno della Cdu tedesca) a spese del calo consistente di Forza Italia e il Pd che tallona il Movimento Cinque stelle.
I pentastellati, infatti, restano secondo partito ma perdono dieci punti percentuali precedendo i dem di Nicola Zingaretti di poco più di due punti.
È quanto emerge dai risultati della ricerca di Swg e Kratesis sulle intenzioni di voto di sei Paesi europei - Italia, Germania, Austria, Francia, Polonia e Spagna - presentati al Centro studi americani, a Roma.
Facendo il confronto con i risultati delle politiche di un anno fa, il partito di Matteo Salvini si presenta nettamente come prima formazione politica in Italia, quasi raddoppia i consensi passando dal 17,4%, incassato alle urne il 4 marzo 2018, al 33,4%. Otterrebbe, così, 28 seggi.
Salvini e i voti di Berlusconi
“Capitalizzando la strategia basata su controllo dell’immigrazione e sicurezza, la Lega assorbe voti da Forza Italia e in misura minore dal Movimento Cinque Stelle (M5S), ma recupera anche molti voti dall’astensionismo, ottenendo quello che se confermato sarebbe il suo massimo storico”, ha spiegato Rado Fonda, research director di Swg.
In affanno il M5S, che perde un terzo degli elettori rispetto alle politiche dell’anno scorso e passa dal 32,7% al 22,1%, aggiudicandosi 19 seggi.
Accorcia le distanze il Pd, probabilmente anche grazie all’effetto primarie, e risale al 19,8%, superando di 1,1 punti il risultato del 4 marzo 2018.
Il Pd cresce, ma è ancora tutto da vedere
Il partito guidato da Nicola Zingaretti otterrebbe 17 seggi all’Europarlamento, ma - fanno notare gli esperti - “bisogna valutare nei prossimi mesi se questa crescita si stabilizzerà o meno e solo su questa base si vedrà se potrà esserci una reale competizione tra Pd e M5S per il posto di secondo partito”.
Forza Italia perde molti voti (-5,2% rispetto alle ultime politiche), di fatto cedendoli alla Lega: si attesta all’8,8% delle intenzioni di voto ed occuperebbe 7 seggi.
Appena sopra la soglia di sbarramento Fratelli d’Italia col 4,4%.
Ok la critica alle élite, ma in fondo restiamo europeisti
L’idea che ci sia un “ampio divario tra popolo ed élite” è la più sentita nei sei Paesi Ue che insieme eleggono la maggioranza del parlamento europeo.
Altro tema condiviso nell’opinione pubblica dei Paesi studiati è quello del “prima noi”, quasi oltre il 50% un po’ ovunque. La Spagna si dimostra la società più aperta (qui il dato è del 48%), seguono poi l’Italia al 64% e la Germania (65%). La più “chiusa” è la Polonia (80% con picchi del 90% tra i ceti popolari), molto vicina alla Francia (79%).
A fronte di questi dati, l’europeismo resiste: la Spagna, dice la ricerca, “è saldamente europeista” (il 67% si dice favorevole all’Ue), seguono Italia e Germania (rispettivamente al 61% e 59%). I più freddi verso l’Europa sono Francia (50%) e Polonia (45%).