Un sussidio minimo "senza condizioni" da aggiungere alle pensioni-base dei redditi più bassi: la proposta del ministro del Lavoro tedesco, il socialdemocratico Hubertus Heil, sta scatenando una polemica politica di prima grandezza in Germania, provocando l'ennesima fibrillazione della Grosse Koalition.
Da una parte la Spd, convinta di aver trovato un tema forte sul quale costruire la propria rimonta prima delle Europee e di tre voti importanti all'Est (attualmente i sondaggi danno il partito che fu di Brandt e di Schmidt al 14%), dall'altra la Cdu, che ritiene "assolutamente poco serio promettere alle persone 400 euro in più al mese", e si infuria perché Heil si è mosso "senza averne prima parlato con noi", come dice Kai Whittaker, responsabile per le politiche sociali del partito di Angela Merkel.
La stessa cancelliera reagisce con freddezza, facendo dire ai suoi portavoce che nel contratto di coalizione faticosamente raggiunto dopo sei mesi di trattative tra gli alleati di governo "una pensione minima deve essere legata ad una verifica delle condizioni per la sua erogazione", cosa che il progetto di Heil in effetti non contempla.
In sostanza, la proposta del ministro prevede di innalzare con una sorta di sussidio le pensioni dei salari più bassi, con l'unica condizione di poter dimostrare 35 anni di contributi, compresi quelli maturati tramite l'istruzione dei figli e la cura dei familiari. L'aumento, rispetto alla pensione minima, arriva a 447 euro massimi al mese. Per le casse dello Stato il costo sarebbe di circa un miliardo di euro all'anno. Ne trarrebbero vantaggio, dice il ministro, fino a 4 milioni di persone.
Per i conservatori sono "proposte populiste"
Mentre si attende di sapere cosa ne pensi il ministro alle Finanze Olaf Scholz, socialdemocratico come Heil, che ha sempre escluso di aumentare la spesa pubblica, è arrivata la ruvida reazione del consiglio degli economisti della Cdu: "Sono proposte populiste", dice il suo presidente Wolgang Steiger, "finisce che la moglie di un dentista che ha fatto solo lavoro part-time per 35 anni si ritrova la stessa pensione di una parrucchiera che ha avuto un impiego pieno per tutta la vita". L'unico a difendere Heil, tra i cristiano-democratici, è il capo dell'unione dei lavoratori della Cdu, Karl-Josef Laumann: "È una base ragionevole sulla quale discutere".
Grande entusiasmo invece tra le fila dei socialdemocratici. "Questo progetto è Spd allo stato puro", ha detto la vicecapogruppo al Bundestag, Katja Mast: "Chi ha lavorato tutta la verità deve avere diritto a qualcosa di più della pensione minima. È un tema sul quale vale la pena litigare". E ancora: "È vero che la proposta Heil non è stata presentata a Frau Merkel prima di esser resa pubblica - aggiunge Mast - ma era desiderio della Cdu e della cancelleria di vedersi sottoposto il prima possibile un progetto in materia".
Un'idea per fermare l'Afd
Alle critiche della Cdu risponde anche il segretario generale dei socialdemocratici, Lars Klingbeil: "Vogliamo una pensione minima di base che riconosca la fatica delle persone portando un sensibile miglioramento alle loro vite. Quello che invece ha in mente la Cdu è una sorta di pensione-placebo, che non porta niente a nessuno". In effetti, Heil non è solo con la sua idea.
La leader della Spd, Andrea Nahles, ha pubblicamente individuato la riforma del sistema pensionistico come uno dei possibili cavalli di battaglia della rimonta: il tema della crescente povertà degli anziani è molto sentito nel Paese. Soprattutto nei Lander dell'est, dove nel 2019 si terranno tre importanti elezioni regionali (Sassonia, Turingia e Brandeburgo), con il rischio che l'ultradestra dell'Afd metta a segno grandi risultati superiori al 20%: sulla scorta non solo della paura dei migranti, ma anche del malcontento sociale. Probabile che la pensione minima per tutti continuerà a tenere banco. Almeno fino al giorno in cui verranno riaperte le urne.