Il ministero dell'Ambiente danese ha annunciato l'avvio della costruzione di una barriera di 70 chilometri alla frontiera tedesca per evitare l'ingresso nel Paese di cinghiali potenzialmente infettati dalla febbre suina africana. In Germania non sono ancora stati registrati casi del morbo, che negli ultimi mesi si è esteso dall'Europa dell'Est oltre l'ex cortina di ferro. A far scattare l'allarme a Copenaghen sono stati i focolai in Belgio, dove dall'inizio di gennaio sono state infettate decine di maiali.
"Abbiamo undici miliardi di buone ragioni per evitare che la febbre suina africana raggiunga la Danimarca", ha dichiarato Jakob Elleman-Jensen, il ministro dell'Ambiente danese. Il riferimento è al valore delle esportazioni di carne di maiale danese verso i mercati extra-Ue, che ammontano appunto a 11 miliardi di corone, circa 1,47 miliardi di euro. La barriera dovrebbe essere completata entro l'autunno.
Il virus della febbre suina africana è innocuo per gli umani e mortale sia per i suini domestici che per i cinghiali. Non esiste una cura per questo agente patogeno, che è altamente contagioso e causa emorragie letali negli animali colpiti. Il morbo era stato debellato negli anni '90 grazie a un meccanismo di sorveglianza e ad abbattimenti coordinati a livello europeo, oltre che in virtù della modernizzazione dei metodi di allevamento.
Il virus è riapparso nel 2014 nei Paesi baltici e in Polonia. Successivi focolai sono stati registrati nel 2017 in Repubblica Ceca e Romania (dove, solo nel secondo allevamento della nazione, sono stati abbattuti 140.000 capi) e, nel 2018, anche in Ungheria.