Dal 1 gennaio la più grande democrazia latinoamericana sarà governata da un presidente di ultradestra, un ex militare nostalgico della dittatura, Jair Messias Bolsonaro, considerato da molti un ciclone carico di incognite per i diritti e per il futuro socio-economico del Brasile. Fortemente conservatore, membro del Partito Social-Liberale (PSL), è stato eletto al ballottaggio dello scorso 28 ottobre con il 55% delle preferenze, sconfiggendo il rivale del Partito dei lavoratori (PT), Fernando Haddad. Per molti aspetti il leader radicale anti-establishment brasiliano ricorda Donald Trump, per il quale non nasconde stima e ammirazione. Non a caso Bolsonaro si è anche richiamato al suo motto "Make America Great Again", slogan che ha fatto suo con la formula portoghese "Faca o Brasil grande outra vez".
Sin dalla campagna elettorale Bolsonaro è chiaramente apparso come un personaggio controverso e divisivo, ma è brillantemente riuscito a presentarsi come l'uomo nuovo, convincendo la maggioranza dei brasiliani, delusi e arrabbiati, di avere in mano le carte giuste per salvare il gigante lusofono. Il nuovo inquilino del Palacio do Planalto, considerato da molti come un 'outsider' della politica brasiliana, ne è in realtà un veterano: dal 1988 è membro del Congresso, ma non è mai stato coinvolto negli scandali di corruzione e riciclaggio di denaro - a cominciare dall'Operazione Lava Jato - che negli ultimi anni hanno travolto i vertici dello Stato, in primis l'ex presidente Lula da Silva, e le aziende pubbliche, tra cui quella petrolifera Petrobras.
Un ex militare da trent'anni in politica
Classe 1955, discendente da famiglia italiana, Bolsonaro è un ex-capitano dell'esercito, paracadutista, diplomatosi all'accademia militare di Agulhas Negras. Alle spalle 30 anni di carriera politica, sette mandati al Congresso e otto cambi di partito, con risultati non proprio significativi: ha presentato circa 170 proposte di legge ma è riuscito a farne votare soltanto due. Fino a pochi mesi fa veniva considerato un personaggio minore, pittoresco, quasi folkloristico, passato alla storia per le sue dichiarazioni contro donne, omosessuali, neri, minoranze, a favore del pugno duro contro la criminalità. Posizioni radicali che sono state al centro della sua campagna per le presidenziali e dei timori per una sua futura gestione autoritaria del Paese.
Ora l'attesa è molto grande per capire se riuscirà a passare dalle parole ai fatti. Ai brasiliani ha promesso in modo diretto, quasi brutale, di risolvere problemi annosi: lotta alla corruzione e criminalità con un ritorno all'ordine dei tempi della dittatura militare, liberalizzazione per rilanciare l'economia in crisi, più diritti sociali per alcuni gruppi.