Quasi ormai un anno fa, il 12 gennaio, un razzo PXL (Polar Satellite Launch Vehicle) è partito dalla costa orientale dell'India. Viaggio di routine, carico principale: un satellite cartografico indiano. Alcuni governi hanno approfittato per farsi dare un passaggio dai colleghi d’oriente e mandare in orbita loro strumentazioni.
La società canadese Telesat, per esempio, ha lanciato un satellite per comunicazioni a banda larga. Nel carico portato sopra le nostre teste dal razzo indiano erano presenti anche quattro piccoli satelliti chiamati SpaceBee di proprietà di una azienda americana, la Swarm Technologies.
L’agenzia spaziale indiana ISRO li ha descritti come semplici dispositivi per "comunicazioni satellitari bidirezionali e relè di trasmissione dati”. Per essere più specifici la Swarm Technologies è la prima startup a mandare in orbita il proprio materiale, l’obiettivo è quello di provare a sfruttare lo spazio per creare una nuova rete di comunicazione, una sorta di nuova corsia per Internet; come scrive il sito specializzato spectrum.ieee.org “Swarm ritiene che la sua rete potrebbe consentire comunicazioni via satellite per ordini di grandezza meno costosi rispetto alle opzioni esistenti. Prevede il monitoraggio a livello mondiale di navi e automobili, nuove tecnologie agricole e connettività a basso costo per gli sforzi umanitari in tutto il mondo”.
Tutto normale, anzi, l’idea parrebbe essere efficace e funzionale. L’unico problema è che la Federal Communications Commission (FCC) responsabile della regolamentazione dei satelliti commerciali in orbita, la commissione che ha il compito ridurre al minimo delle possibilità di incidenti nello spazio, ha respinto la domanda della Swarm per i suoi satelliti sperimentali un mese prima del lancio, dicendo che ci sarebbe il rischio di collisione con altri veicoli spaziali. Ora quei satelliti viaggiano serenamente nello spazio mentre sulla Terra Sara Spangelo e Benjamin Longmier, i due ingegneri aerospaziali creatori della Swarm, devono prepararsi a pagarne le conseguenze.
E il conto servito dal governo americano risulta essere piuttosto salato: 900mila dollari da pagare in cinque anni. A questa cifra ammonta la multa per quello che verrà ricordato come il primo lancio di satelliti illegale della storia. La Swarm, che è sostenuta finanziariamente anche dalla NASA, dalla Marina Militare Statunitense e dalla National Science Foundation, in una nota, come riporta Quartz, accetta la decisione della FCC che, mentre indagava sul lancio illegale dei quattro mini satelliti, ha dato il permesso alla Swarm di spedire nello spazio altri tre ripetitori, caricati sul razzo americano SpaceX Falcon 9.
Solo un imprevisto insomma per l’azienda americana, niente di più, 900mila dollari sembrano un’enormità di denaro (lo sono naturalmente) ma alla Swarm avranno certamente tirato un sospiro di sollievo una volta ricevuta notizia della cifra; si perché Michael O'Rielly, commissario della FCC, ha affermato in una nota che la cifra, risultato ovviamente di una lunga contrattazione con gli avvocati della Swarm, è certamente inadeguata: “L'entità della sanzione imposta non è probabilmente abbastanza significativa da scoraggiare i comportamenti futuri, ma la copertura della stampa negativa probabilmente impedirà a questa azienda e ad altri di tentare di farlo di nuovo”.