I russi hanno usato tutte le piattaforme dei maggiori social media in una operazione su vasta scala per aiutare Donald Trump, non solo in vista del prima voto per la Casa Bianca nel 2016, ma anche dopo, a sostegno dell'amministrazione del presidente. È quanto emerge da un rapporto un rapporto preparato per il Senato Usa e di cui il Washington Post e altri importanti media americani sono entrati in possesso.
Attraverso i social sono state scelte parole, immagini e video per orientare il voto degli elettori, documenta quella che appare l'analisi più capillare sulla campagna di disinformazione dei russi, in vista dell'ultimo voto presidenziale Usa.
Si parla in realtà di due rapporti, che confermano le stesse conclusioni, preparati per il Senato dal gruppo di analisi Oxford University's Computational Propaganda Project and Graphika e dai ricercatori della Columbia University.
Sono i primi rapporti ad aver studiato milioni di post su Facebook, Instagram, Twitter e Youtube, creati dalla Internet Research Agency, un'azienda russa diretta da uno in intimo di Vladimir Putin, Evgheny Prigozhin, definito lo 'chef' del presidente, per il fiorente business nei catering di alto rango, sospettato tra l'altro di essere dietro il gruppo Wagner di mercenari russi, impegnati soprattutto in Siria. Post che in seguito sono stati forniti dalle maggiori compagnie tecnologiche alla Commissione di Intelligence del Senato.
Cosa emerge dai due rapporti pubblicati
Dai rapporti emerge che i russi, nella loro opera di disinformazione, non si limitarono solo a influenzare il voto, ma continuarono a operare anche dopo le elezioni, per appoggiare il lavoro fatto dall'amministrazione Trump. Dallo studio dei post emerge che uno degli obiettivi dei russi era quello di cercare di ostacolare il voto degli afroamericani, minando la loro fiducia nelle elezioni; di fomentare poi l'elettorato conservatore nel sostegno ai repubblicani, ma in particolare a Trump, con messaggi legati al diritto delle armi e all'immigrazione; diffondere inoltre numerose teorie cospirazioniste dell'destra estrema.
Sono state individuate oltre trenta pagine su Facebook che prendevano di mira gli afroamericani, oltre a 10 canali di Youtube che condividevano solo video legati alla violenza della polizia contro i neri. I rapporti non offrono però alcuna informazione riguardo alle recenti elezioni di metà mandato.
La Russia respinge le accuse
Nonostante il parere unanime degli investigatori e degli analisti che hanno realizzato il report, la Russia ha sempre respinto ogni accusa di ingerenza. A luglio di quest’anno gli inquirenti statunitensi avevano individuato 12 agenti dei servizi segreti russi come responsabili delle azioni di Guccifer 2.0, il presunto hacker rumeno che si era dichiarato unico responsabile del furto di dati dal Comitato Nazionale Democratico, che ha portato alla divulgazione delle email di Hillary Clinton.
Pochi giorni dopo la conclusione delle indagini, risolta con l’iscrizione nel registro degli indagati delle spie, un altro allarme era stato sollevato dal vice capo della sicurezza dei clienti Microsoft, Tom Burt, secondo il quale pirati informatici russi avrebbero cercato di prendere il controllo delle caselle di posta elettronica di tre “persone di spicco” del Partito Democratico, alla vigilia delle elezioni di medio termine che si sarebbero tenute di lì a pochi mesi, a novembre di quest’anno.
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(ha collaborato Raffaele Angius)