Si è chiusa con un trionfo la giornata più lunga per Theresa May ma per la premier britannica restano gli ostacoli da affrontare. Nella tarda serata di ieri May ha superato il voto di sfiducia, 200 Tory hanno scelto di appoggiarla contro i 117 che le hanno voltato le spalle. La vittoria non è stata però indolore: per riavere fiducia, la premier ha promesso che si farà da parte per le elezioni del 2022. E il partito dei conservatori esce fratturato dal fallimentare tentativo di eliminare la loro guida e rimettere in carreggiata un nuovo piano per la Brexit che sta togliendo il sonno a tanti britannici, politici o non.
Poco dopo l'annuncio dei risultati la premier si è detta "grata" per il sostegno ricevuto. "Un numero significativo di parlamentari ha votato a mio favore e ha ascoltato le mie parole", ha commentato. "Ora dobbiamo lavorare insieme, ripartire da qui, tutti i politici di tutte le fazioni", ha aggiunto assicurando che andrà avanti con la Brexit e chiederà "una garanzia legale per il backstop irlandese" nell'intesa raggiunta con l'Ue.
La questione irlandese
Il cancelliere dello scacchiere, Philip Hammond, uno dei primi a commentare il voto, l'ha ritenuta "una scelta giusta" e ha chiesto di focalizzarsi ora sul futuro. I sostenitori della hard Brexit non si arrendono, sottolineano che "un terzo dei parlamentari Tory ha detto chiaramente di non volere May alla guida" e c'è chi anche dopo il voto insiste chiedendo le dimissioni della premier. Jacob Rees-Mogg, uno dei leader della fazione euroscettica dei Tory e capofila dei brexiteers, ha sottolineato che il risultato del voto di oggi è stato "terribile" per May, che deve convincere questo gruppo di parlamentari a sostenere l'accordo in un voto che sarà convocato prima del 21 gennaio.
Per il leader dell'opposizione laburista, Jeremy Corbyn, "il voto di questa sera non fa alcuna differenza per la vita del nostro popolo, la premier ha perso la sua maggioranza in Parlamento e il suo governo è nel caos, incapace di raggiungere un accordo su Brexit".
Oggi la premier britannica volerà a Bruxelles per il vertice dei capi di stato e di governo e tenterà di ottenere qualche concessione in vista del voto parlamentare a cui deve sottoporre l'accordo trovato con l'Europa sulla Brexit il 25 novembre scorso. Affinché l'intesa passi occorrono 320 "sì", e il governo al momento può contare solo su 315 deputati conservatori (divisi, come visto ieri sera). La maggioranza del governo May si regge infatti sui pochi voti degli unionisti nordirlandesi, che temono un accordo sulla frontiera con Dublino troppo favorevole all'Irlanda.
Pronti al mancato accordo
L'occasione per un estremo tentativo negoziale volto a migliorar l'intesa è proprio questo Consiglio europeo in programma oggi e domani. I principali leader europei si sono detti nei giorni scorsi assolutamente contrari a riparire i negoziati faticosamente conclusi dopo oltre 500 giorni, ma Theresa May sa che così l'accordo sarà bocciato ai Comuni e il tempo per cambiare gli equilibri in casa propria è molto stretto: l'ultima data utile per questo voto è il 21 gennaio. Lo scenario è noto: in caso di bocciatura del Parlamento, Il governo May si dimetterebbe e si andrebbe probabilmente a nuove elezioni. Comunque sarà, il nuovo esecutivo potrebbe prendere in considerazione l'ide adi un nuovo referendum popolare (scenario sempre negato da May).
Oggi la palla torna nel campo dell'Unione europea la cui porta sembra essere chiusa a qualsiasi richiesta di nuove condizioni. "Data la gravità della situazione nel Regno Unito, permettetemi di iniziare con la Brexit. L'intenzione è di ascoltare la valutazione del primo ministro britannico e poi ci incontreremo a 27 per discutere la questione e adottare le conclusioni rilevanti". Così il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, nella lettera di invito ai capi di Stato e di governo dei 28 per il Vertice di oggi e domani. "Poiché il tempo sta scadendo, discuteremo anche lo stato dei preparativi per uno scenario di mancato accordo", ha aggiunto Tusk.