Una "guerra di tweet" in tre atti quella che si sta combattendo tra l'Afd, la Coca Cola e la bevanda gassata più famosa dei tempi della Ddr. Con il più controverso dei leader del partito dell'ultradestra tedesca, Bjoern Hoecke, che in polemica con il gigante americano delle bollicine inneggia alla Vita Cola, che per l'appunto fu il soft drink della Germania dell'Est, e la filiale americana della Coca Cola che, sempre via Twitter, gli risponde per le rime: il tutto a causa di un falso cartellone pubblicitario anti-Afd spuntato a Berlino guarda caso davanti al quartier generale della formazione nazional-populista, entrata rumorosamente al Bundestag poco più di un anno fa. Una vera e propria commedia degli errori e dei fake, nel bel mezzo della quale si posiziona con forza persino la comunità gay della Germania.
Tutto è cominciato qualche giorno fa, quando in Luetzowplatz, dove sorge la sede centrale dell'Afd, è comparso un grande manifesto tutto rosso, con tanto di sorridente Babbo Natale e uno slogan inatteso: "Per un periodo natalizio di riflessione: dite no all'Afd". Ovviamente tra le fila dei militanti e tra molti dirigenti dell'ultradestra è subito montata la rabbia, con vibranti proteste e minacce di boicottaggi: ma in effetti - come rivelato dal quotidiano Berliner Morgenpost - si tratta di una pubblicità "fake", ad opera di un collettivo d'arte chiamato "Modus", che con questa provocazione ha inteso denunciare i rischi connessi allo "spostamento a destra" della società tedesca.
Nicht jedes Fake muss falsch sein. https://t.co/IAH8t8k7AT
— Patrick Kammerer (@PatrickKammerer) 3 dicembre 2018
"Non ogni fake è sbagliato"
Come se non bastasse, sull'onda della tempesta scatenatasi sui social ad un certo punto appare nientemeno che il tweet del direttore del reparto Public Affairs & communications della Coca Coca Germania, Patrick Kammerer: "Non ogni fake dev'essere necessariamente sbagliato". Come dire: il cartellone di Luetzowplatz non l'abbiamo fatto noi, ma tutto sommato siamo d'accordo con il contenuto dello slogan. Insomma, bando alle diplomazie: Coca Cola non ama l'Afd.
In Thüringen trinkt man #VitaCola. Diese Limonade ist hier inzwischen Marktführer, beliebter als #CocaCola. Selbstverständlich wünsche ich unseren heimischen Unternehmen viel Erfolg! pic.twitter.com/IKrrx2zyZA
— Björn Höcke (@BjoernHoecke) 9 dicembre 2018
È a questo punto che entra in scena Bjoern Hoecke - capogruppo dell'ultradestra in Turingia, sovente sotto accusa per posizioni pericolosamente vicine all'ideologia del Terzo Reich - che decide di affidare, sempre su Twitter, una foto in cui lo si vede innalzare un bicchiere verso l'obiettivo dichiarando che "in Turingia si beve Vita Cola. Questa bevanda qui è la numero uno del mercato, più amata della Coca Cola. Ovviamente auguro alla nostra impresa del nostro territorio molto successo". E ancora: "A tutto c'è un'alternativa. Non solo in politica".
Un altro fake, stavolta targato Pepsi
Non paghi, alcuni militanti del partito del suo partito - la cui leader nazionale, Alice Weidel, è attualmente nella bufera per la vicenda dei presunti fondi neri dall'estero - decidono di fabbricare anche loro un fake, questa volta sotto le insegne della Pepsi, con un manifesto questa volta tutto blu, in cui un altro Babbo Natale dichiara: "Diciamo sì all'Afd". Peccato che la concorrente della Coca Cola non stia al gioco, e anzi non esiti ad annunciare "passi giudiziari per difendersi dalla violazione del proprio marchio".
A rendere questa storia ancora più ingarbugliata, basta una breve ricerca per scoprire che la Vita Cola a cui inneggia il capo dell'ala nazionalista e radicale dell'Afd - l'anno scorso aveva fatto molto parlare di sè quando definì "una vergogna" il memoriale per l'Olocausto al centro di Berlino - era una delle bevande-simbolo della Ddr, il regime comunista di Honecker e della Stasi, l'avamposto più occidentale del socialismo reale. La Vita Cola nacque nel 1957 come imitazione della Coca Cola e nel momento di massima espansione commerciale vantava fino a 200 centri d'imbottigliamento.
Anche Vita Cola interviene
Con la caduta del Muro di Berlino il declino e dopo poco la chiusura: finché nel 1994, sull'onda della cosiddetta "Ostalgie", il marchio fu acquisito e rilanciato dalla Thueringer Waldquell, anch'essa una società nata ai tempi della Ddr. Com'è, come non è, pure la Vita Cola alla fine ha ritenuto di dover prendere le distanze, dal tweet di Hoecke e dall'Afd in generale: "Siamo lontani da qualsiasi presa di posizione partitica, quelle esternazioni sui social media non sono state autorizzate da noi".
Ovvio che si siano scatenati i social media, con ironie d'ogni specie nei confronti del leader dell'Afd in Turingia. Tra queste, anche quelle della comunità gay tedesca, dato che Vita Cola in tempi recenti si era distinta per dei manifesti pubblicitari con coppie omosessuali. Il punto è che Hoecke in passato ha espresso giudizi non esattamente elogiativi nei confronti del mondo omosessuale: per l'uomo della Turingia - che l'ex leader del partito Frauke Petry aveva cercato di far estromettere dal partito perche' "troppo radicale" - aveva definito ogni discussione su gender e simili "una malattia mentale". Dalla destra estrema al socialismo reale passando per la bandiera arcobaleno, il tutto all'insegna delle bollicine: non c'è che dire, un bel corto-circuito della storia.