L’Italia farà tutto il possibile per riportare a casa Silvia Romano, rapita in Kenya nove giorni fa. Il ministro degli Esteri italiano Enzo Moavero Milanesi è chiaro: “I fatti del Kenya sono gravi. Rimaniamo in costante contatto con le autorità locali per seguire gli sviluppi. Siamo motivati a fare tutto il necessario per riportare la nostra compatriota a casa”. Il nostro ministro degli Esteri, tuttavia, ritiene necessario mantenere “un doveroso riserbo”, affinché si possa arrivare a un risultato positivo.
Ma nel “tutto il necessario” si cela anche la volontà di trattare. O meglio fa capire che una trattativa è in corso. Che gli inquirenti keniani sanno esattamente dove si trova la giovane cooperante italiana e che, con molta probabilità, è già stato raggiunto un accordo con i sequestratori. E’ del tutto evidente che nessuno conferma questa ipotesi, per il “riserbo necessario”, ma è altrettanto evidente che in molti pensano che il sequestro sia a una svolta “imminente”. Ne sono convinte le forze di sicurezza keniane. Non resta che aspettare.
Chiusa ogni via di fuga
Le vie di fuga per i rapitori sono ormai tutte chiuse, il pericolo di un passaggio di mano, a detta delle autorità del Kenya, è stato scongiurato. L’interrogatorio della moglie, Elima, di uno dei componenti del commando, Said Adan Abdi, si sono rivelate particolarmente interessanti e utili per le indagini. La donna starebbe collaborando in maniera attiva.
Un altro fatto, di cui si è avuto notizia ieri, è che Silvia Romano è stata vista con i suoi rapitori nel villaggio di Bombi, nel distretto di Kilifi. Lo riferisce la tv locale Ntv secondo cui gli abitanti del villaggio, non molto distante da Malindi, hanno confermato alla polizia di aver visto la ragazza due giorni fa entrare nella foresta con i suoi rapitori, i tre uomini già identificati e ricercati.
Dove hanno preso le armi i rapitori?
Rimane anche un interrogativo, di non poco conto: dove i rapitori hanno recuperato le armi. Sappiamo che sono somali e in molti pensano che provengano dalla zona di Garissa, diventata famosa per la strage all’università. Nell’area di Garissa operano i terroristi somali di Al Shabaab e le armi potrebbero essersele procurati proprio attraverso contatti con il gruppo terroristico collegato ad Al Qaeda.