"Che giornata particolare, che giornata straordinaria", esclamava ieri Manfred Weber all'annuncio del voto con cui i popolari europei l'hanno eletto, con il 79% dei consensi, candidato nella corsa a presidente della Commissione Ue. E lui l'Europa la conosce bene, dato che è da 14 anni che siede sui banchi del Parlamento di Strasburgo. Ma viene da lontano questo bavarese atipico, per lo meno per gli standard dei politici della Csu, il partito "fratello" della Cdu di Angela Merkel di cui è uno degli esponenti di spicco: non è un egocentrico sanguigno come il governatore della Baviera Markus Soeder, né un carattere imprevedibile come il ministro degli Interni Horst Seehofer.
Un conservatore diplomatico
Nato 46 anni fa nel paesino di Niederkatzhofen - il profondo della Bassa Baviera - Weber ha un tratto diplomatico piuttosto raro di questi tempi: mai una parola di scherno nei confronti dei colleghi, mai un'espressione sopra le righe. Stessa tattica usata con il suo avversario nel voto del Ppe, Alexander Stubb: piuttosto che menare fendenti, l'ha ricoperto di lodi. Il suo buonumore non è immotivato: se i conservatori, di cui lui è da quattro anni il capogruppo, difendono con un certo margine le loro posizioni alle elezioni europee di maggio, ha ottime chances di succedere alla poltrona di Jean-Claude Juncker. Espressione dell'area liberale ed europeista del partito bavarese - che in realtà ha piu' volte tentato qualche incursione verso la destra - il praticante cattolico Weber sa anche esprimersi in modi molto decisi: "Il Vecchio continente viene attaccato dall'esterno e dall'interno", ha detto al momento dell'annuncio della sua candidatura, riferendosi ad euroscettici, populisti e ultradestri vari e con ciò intendendo che questa volta l'Ue si trova ad un passaggio cruciale per la propria sopravvivenza.
Gli scalini della politica li ha scalati uno per uno: è entrato nel parlamento bavarese nel 2002, dal 2003 è stato il segretario regionale dei giovani cristiano-sociali, dal 2004 è a Strasburgo, dal 2015 è vicepresidente del suo partito, che si posiziona tradizionalmente a destra dalla Cdu, vieppiù nei lunghi anni del dominio merkeliano. Ed è proprio in questo snodo che si caratterizza il suo profilo politico: nella Csu il pragmatico Weber - è laureato in ingegneria - è il liberale per eccellenza, cercando ogni occasione per distinguersi da conservatori-tradizionalisti come Soeder, al quale è legato praticamente solo dal comune interesse a succedere a Seehofer alla guida del partito.
Più vicino alla cancelliera che a Seehofer
Rispetto ai compagni di partito, lo sguardo cosmopolita del capogruppo Ppe è ben piu' allenato: non ha mancato di omaggiare con una sua visita il presidente francese Emmanuel Macron, si è fatto vedere a Downing Street per un tè con la premier Theresa May. Il punto è che piuttosto che riferire a Seehofer, a Bruxelles i più lo considerano un referente diretto di Angela Merkel. Quando, per esempio, la Csu di Seehofer ha voluto rischiare la crisi della Grosse Koalition sullo scottante nodo dei migranti immaginando fughe in avanti in quanto a controllo e respingimenti, l'uomo di Niederkatzhofen si è nettamente distanziato: lui è per le "soluzioni europee", cercando sempre il compromesso con la cancelliera, smussando gli angoli e i toni polemici dei suoi compagni di partito.
Al tempo stesso, in qualche modo ha ragione Merkel, quando dice che Weber rappresenta "un ponte tra il proprio paese e la sfida europea": il capogruppo Ppe non ha mai perso di vista la sua Baviera, se non altro perché alle elezioni di maggio avrà bisogno dei voti dei bavaresi. Così non è un caso che sia presentato insieme a Markus Soeder durante la campagna per le elezioni del Landtag, guardandosi bene dallo snobbare feste della birra o sagre paesane. Abile navigatore della grande politica (è lui a coordinare i popolari europei nei grandi vertici europei), non manca di prestare attenzione a temi più popolari, come l'Interrail gratuito per i giovani.
D'altronde, la tradizione è una cosa che un politico bavarese non può mai dimenticare. Tant'è vero che al momento della sua candidatura non ha esitato a citare la celebre massima del leader storico della Csu, l'iper-conservatore Franz-Josef Strauss: "La Baviera è la nostra casa, la Germania la nostra patria, l'Europa il nostro futuro". Un equilibrio non facile: assiduo frequentatore della messa domenicale che non perde occasione per ricordare i valori della famiglia e delle sue origini, il 3 ottobre dell'anno scorso, festa della riunificazione tedesca, Weber ha twittato "il destino della Germania è inseparabile da quello dell'Europa". È una frase di Helmut Kohl, forse il più europeista di tutti i conservatori.