Nel giorno in cui è entrata formalmente in vigore la seconda tornata di sanzioni petrolifere e finanziare Usa contro l'Iran, gli Stati Uniti hanno reso noto che otto Paesi, tra cui l'Italia, sono stati esentati e potranno continuare (anche se solo temporaneamente) a importare greggio da Teheran, senza incappare nella rappresaglia americana. Al ripristino delle sanzioni - revocate dopo l'accordo nucleare del 2015 negoziato dall'Amministrazione Obama e da cui il presidente Donald Trump p uscito in modo unilaterale - si aggiungono 300 nuovi bersagli nei settori petrolifero, marittimo, assicurativo e bancario dell'Iran. "Puniremo chiunque le violerà", ha avvertito il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, in una conferenza stampa.
La reazione di Teheran
L'Italia, primo partner commerciali della Repubblica islamica nell'Ue, figura tra le otto nazioni - insieme a Cina, India, Grecia, Giappone, Corea del Sud, Turchia e Taiwan - a cui gli Stati Uniti hanno concesso sei mesi di tempo per tagliare i rapporti con l'Iran. Dura la reazione della Repubblica islamica, che ha accolto la ripresa delle misure punitive con esercitazioni di difesa aerea. Parlando di "guerra economica" contro una "potenza che fa bullismo", il presidente iraniano, Hassan Rohani, ha avvertito che il Paese "aggirerà orgogliosamente" le sanzioni "illegali" e continuerà a vendere "autonomamente" il suo greggio. Rohani ha tracciato un parallelo con il 1980 e la guerra con l'Iraq: "Ieri avevamo di fronte Saddam, oggi Trump. Non c'è differenza. Dobbiamo resistere e vincere".
La tv iraniana ha mostrato le immagini di due esercitazioni dell'aeronautica nel nord del Paese, compreso l'abbattimento di un drone con un missile terra-aria. Già domenica, nell'anniversario del sequstro all'ambasciata americana nel 1979, migliaia di manifestanti avevano invaso le piazze della capitale bruciando bandiere a stelle e strisce e foto di Trump, intonando lo slogan "Morte all'America".
L'Europa compatta contro Washington
A livello internazionale, le sanzioni sono state criticate da Cina, Russia e Ue. In un comunicato congiunto dell'Alto rappresentante per la politica estera e di difesa comune dell'Unione europea, Federica Mogherini, e dei ministri degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, del ministro tedesco Heiko Maas, del segretario agli Esteri britannico Jeremy Hunt e dei ministri delle Finanze Bruno Le Maire, Olaf Scholz e Philip Hammond, l'Europa ha deplorato "profondamente l'ulteriore reintroduzione delle sanzioni da parte degli Stati Uniti, a causa del ritiro da parte di questi ultimi dal Piano d'azione globale congiunto (JCPoA)", il cosiddetto accordo sul nucleare iraniano.
La Cina, principale importatore di prodotti energetici iraniani, ha promesso di continuare i propri scambi bilaterali con la Repubblica islamica, mentre la Russia ha avvertito che la "linea di condotta degli Usa causerà gravi danni al regime di non proliferazione". Il rappresentante permanente della Russia presso l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Mikhail Ulyanov, ha tenuto a sottolineare che Mosca, Pechino e Bruxelles faranno ogni sforzo per attuare in modo efficace l'accordo nucleare iraniano. Il ministero degli Esteri di Teheran, dal canto suo, ha fatto sapere che "sarà presto delineato" lo speciale meccanismo finanziario europeo, per aggirare le sanzioni. I Paesi Ue, che fanno ancora parte dell'accordo firmato per tenere a freno le attività nucleari dell'Iran, hanno promesso di aiutare il business iraniano a far fronte alle sanzioni, ma ci sono dubbi su quanto e come queste intenzioni possano tradursi in realtà.
E Israele esulta
Anche prima della reintroduzione formale delle misure punitive americane, l'economia iraniana ha avuto un anno difficile, con la svalutazione del rial rispetto al dollaro e l'aumento dei prezzi dei beni di base. Proprio a tutela della popolazione, che per anni ha pagato il prezzo dell'isolamento economico, la Svizzera ha iniziato colloqui con Washington e Tehran per creare un canale di pagamento che garantisca l'afflusso di cibo e medicine nel Paese. Fuori dal coro, la reazione di Israele: il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha parlato di "un giorno storico", nella convinzione che il ripristino delle sanzioni americane ridurrà "l'aggressione" di Teheran nella regione, dove secondo gli Usa sostiene gruppi terroristici come Hezbollah.
La ripresa delle sanzioni ha già imposto una nuova policy ad alcune società internazionali. Il sistema Swift, che controlla le transazioni bancarie internazionali, ha annunciato che sospenderà "l'accesso di alcune banche iraniane" alla rete di pagamenti. Il gruppo petrolifero francese Total, come riporta il giornale Les Echos, e' stato, invece, costretto ad abbandonare i suoi progetti che prevedevano principalmente attività di esplorazione di gas. L'annullamento di fatto dell'accordo sul nucleare potrebbe non essere l'ultima misura intrapresa da Washington contro l'Iran: il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Bolton, ha detto a Fox News che gli Stati Uniti sono pronti a imporre altre sanzioni, oltre quelle entrate in vigore oggi.