Tutta "la cruda verità" di Ankara sull'uccisione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi, avvenuta nel consolato saudita di Istanbul durante un interrogatorio, verrà fuori martedì, quando il presidente Recep Tayyip Erdogan relazionerà davanti al Parlamento. Lo ha annunciato lui stesso oggi durante un comizio a Istanbul, mostrando più di una perplessità sulla versione finora fornita da Riad. Perplessità che hanno portato la cancelliera tedesca, Angela Merkel, a "interrompere l'esportazione di armi verso l'Arabia Saudita" date le "circostanze attuali". Tuttavia la crescente pressione nei confronti del regno dei Saud non sembra avere effetti, o almeno non ancora, sulla linea difensiva di Riad.
"Il principe Salman non sapeva", giura Riad
In un'intervista rilasciata a Fox News, il ministro degli Esteri, Adel al Jubeir, in più occasioni portavoce ufficiale del regno, ha ammesso "l'errore gravissimo" promettendo di "punire i responsabili" ma ha confermato che "nessuno dei leader sauditi era a conoscenza dei fatti" compreso "il principe ereditario Mohammed bin Salman" verso cui negli ultimi giorni sono stati puntati gli indici, sia fuori che dentro l'Arabia Saudita. Inoltre rimane ancora senza risposta uno dei quesiti fondamentali: "Non sappiamo dove sia il corpo di Khashoggi, lo stiamo cercando", ha chiarito il capo della diplomazia saudita che, nel suo colloquio con Fox News, non si è mostrato particolarmente preoccupato per le ritorsioni sulle relazioni con Washington. "I rapporti tra Arabia Saudita e Stati Uniti sono storici, strategici e importanti, supereranno la crisi", ha affermato con convinzione.
Washington resta cauta, l'Europa si irrigidisce
Sembra dare ragione a Jubeir il segretario al Tesoro americano, Steve Mnuchin, che qualche ora prima aveva affermato: "Sarebbe prematuro discutere di sanzioni e prematuro fare commenti finché le indagini non saranno completate", pur annunciando che non parteciperà alla "Davos del deserto", il Forum internazionale sugli investimenti che rischia un flop a causa delle diverse defezioni.
È più netta la richiesta invece di Gran Bretagna, Francia e Germania, secondo i quali una versione deve "essere sostenuta da fatti per essere considerata credibile". Per questo, secondo una dichiarazione congiunta di Londra, Parigi e Berlino, "rimane l'urgente necessità di chiarire esattamente cosa è successo il 2 ottobre - al di là delle ipotesi che sono state sollevate finora nell'indagine saudita, che devono essere sostenute da fatti per essere considerate credibili".
L'amicizia tra Kushner e MbS imbarazza Trump
Donald Trump, da parte sua, ha definito una "bugia" la narrazione saudita: "C'è stato un inganno e ci sono state bugie", ha denunciato il presidente americano in un'intervista telefonica al Washington Post, aggiungendo con altrettanta schiettezza che l'Arabia Saudita è un "alleato incredibile" degli Usa. Trump ha parlato anche delle eventuali responsabilità del principe ereditario, augurandosi che non sia coinvolto. "Nessuno mi ha detto che è responsabile e nessuno mi ha detto che non lo è, non abbiamo ancora definito questo punto... Mi piacerebbe che lui non fosse responsabile", ha detto. Quanto alla sintonia tra MbS e Jared Kushner, tirata spesso in ballo in queste ore, Trump si è limitato ad affermare che il proprio genero sta facendo "un buon lavoro" e che "si tratta di due ragazzi". "Jared non lo conosce bene. Sono solo due ragazzi che hanno la stessa età e che si piacciono, io credo", ha aggiunto.
Un nuovo redde rationem a Riad?
La versione ufficiale della morte di Khashoggi viene contestata perfino in ambienti molto vicini alla famiglia reale e avversi, in particolare, al principe ereditario, finito in una nuova faida, che questa volta potrebbe vederlo sconfitto. In questi circoli la narrazione alternativa a quella ufficiale, e molto simile a quella turca, arriva da una registrazione audio fatta ascoltare l'11 ottobre scorso dalle autorità di Ankara al principe Khalid al-Faisal, inviato da re Salman in Turchia: il giornalista, secondo quanto hanno riferito al Wall Street Journal due membri della famiglia reale saudita, fu "drogato, ucciso e fatto a pezzi" pochi minuti dopo il suo ingresso nell'edificio. La registrazione audio, ha affermato un'altra fonte interna a Corte, "è totalmente diversa da quella che indica una lite scatenata da un diverbio". Alla morte accidentale del giornalista saudita durante una "discussione" che sarebbe scoppiata nel consolato a Istanbul non crede quindi neanche una parte della stessa famiglia reale, che in queste ore sembra apprestarsi a un nuovo regolamento dei conti interno.