Ai tempi delle dure trattative con la 'troika' (Ue, Bce e Fmi) per il piano di prestiti (improprio definirlo salvataggio), il governo greco evocò spesso i danni di guerra, stimati in 280 miliardi di euro, che la Germania avrebbe dovuto pagargli a titolo di risarcimento per gli anni dell'occupazione nazista. Allora si trattava di un espediente polemico, legato al fatto che, nella percezione dell'opinione pubblica ellenica, Berlino era considerata, non a torto, come la portabandiera delle politiche di austerità che massacrarono un'economia già resa fragile dalle spese allegre e dai trucchi contabili degli esecutivi precedenti. Sui giornali, le vignette che mostravano l'allora ministro delle Finanze teutonico, Wolfgang Schaeuble, in divisa da SS si sprecavano.
Ora Atene è uscita dai piani di riforme necessari al versamento dei prestiti (denaro che - va ricordato - finì al 95% alle banche), ovvero ciò che molti media, con una semplificazione rozza, hanno definito "fine della crisi". E, nel frattempo, il clima non si è certo svelenito. È forse anche quindi per riguadagnare consensi politici che il primo ministro Alexis Tsipras ha ribadito l'intenzione di chiedere alla Germania il conto della guerra. A riportare d'attualità il tema è un articolo di Der Spiegel, uscito alla vigilia della visita ad Atene del presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, che incontrerà il suo omologo Prokopis Pavlopoulos e lo stesso Tsipras. Il periodico scrive che "non è una coincidenza" che le due massime autorità elleniche abbiano risollevato la questione nei giorni scorsi.
Il rapporto sarà pronto a fine anno
Lo scorso settembre, durante una visita a Creta, il primo ministro aveva annunciato che il rapporto con il conteggio dettagliato di quanto dovuto (269,5 miliardi di euro di riparazioni e 10,3 miliardi per la restituzione di un prestito forzoso), sarebbe stato pronto entro la fine dell'anno, secondo Der Spiegel entro novembre. Le riparazioni "sono un debito storico nei confronti delle vittime ma anche delle generazioni future", aveva detto Tsipras deponendo una corona di fiori presso il monumento ai caduti del villaggio di Kandanos, dove nel 1941 furono uccisi 189 tra uomini, donne e bambine come rappresaglia per un attacco a un convoglio nazista. Poco prima Pavlopulos, durante un'altra cerimonia commemorativa (stavolta a Chortiatis, teatro nel 1944 di un altro massacro), definì giustificate e "non negoziabili" le richieste greche.
Il rapporto, pronto già dall'agosto 2016, dovrà essere approvato dal Parlamento greco per poi essere sottoposto sia agli organismi comunitari, come il Parlamento Europeo e il Consiglio Europeo, che a organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite. Appare scontato il no della Germania, che ha più volte dichiarato che la Grecia non ha alcun titolo per chiedere i danni di guerra. L'esito più probabile della vicenda, secondo alcuni legali greci sentiti da Der Spiegel, è che Atene porti la questione di fronte alla Corte di Giustizia dell'Aia.
La gaffe di Seehofer
Tanto per rendere la discussione più serena, ci si è messa pure una gaffe del ministro dell'Interno tedesco, Horst Seehofer, impegnato in una difficile campagna elettorale nella sua Baviera, dove domenica la sua Csu - la gamba locale della Cdu di Angela Merkel - rischia un'emorragia di voti a favore dei nazionalisti di Afd. Nel tentativo di fare una battuta, Seehofer ha dichiarato lunedì, durante un comizio, che "la Baviera governò la Grecia per un po', forse sarebbe stato meglio se non fosse stata una cosa temporanea". Prevedibili le reazioni inviperite suo social network ellenici.
„Bavarians ruled #Greece for a time. Maybe it would have been better had it not been temporary,“ @CSU leader #Seehofer jokes to home crowd ahead of #Bavaria election pic.twitter.com/ieIIY5irko
— Matthew Karnitschnig (@MKarnitschnig) 8 ottobre 2018
Il ministro si riferiva al regno di Ottone di Grecia (secondogenito del re di Baviera, Ludwig I), che dal 1832 al 1862 sedette sul trono del neonato Regno di Grecia, sorto una volta terminato il dominio ottomano sulla penisola. Deposto e costretto alla fuga, fu rimpiazzato da un altro sovrano straniero, il danese Giorgio I, che verrà poi ucciso nel 1913 dall'anarchico Alexandros Schinas.