Il 18% delle persone scomparse in Messico è costituito da minori. Si tratta di oltre 6500 bambini e adolescenti di cui si è persa traccia negli ultimi anni a causa dell'inasprimento della violenza legata al traffico di droga. Una vera e propria guerra in corso, quella degli stupefacenti, che ha ufficialmente avuto inizio alla fine del 2006. Fu in quell'anno che l'allora presidente Felipe Calderon inviò quasi settemila soldati per combattere i cartelli della droga.
Secondo i rilievi effettuati dagli esperti, in questi dodici anni 200 mila persone avrebbero perso la vita. A questi si aggiungono i quasi 40 mila casi di individui scomparsi. I numeri sono del "National Registry of Missing and Disappeared Persons", spiega il Guardian, riportando l'allarme lanciato da Juan Martin Perez Garcia, direttore del Network for the Rights of Children in Mexico (REDIM).
"In qualsiasi altra nazione, questo sarebbe uno scandalo - dice Garcia - ma non qui in Messico". In realtà i dati raccolti in questo ultimo studio hanno indignato l'opinione pubblica. La stampa messicana punta il dito contro le istituzioni che farebbero molto poco per aiutare le famiglie a ritrovare i loro cari. È il giornale Reforma a notare che il 75% dei casi di sparizioni ha avuto luogo nei primi 5 anni in carica del presidente Enrique Pena Nieto.