È forse presto per cantare vittoria a Teheran ma in questi giorni pare proprio che l’Iran sia riuscito a invertire l’andamento negativo degli ultimi mesi, innescato dalle sanzioni di Donald Trump. In questi giorni la valuta nazionale, il Rial, sta velocemente riprendendo valore dinanzi al dollaro ed all’euro, il governo e la magistratura hanno dato inizio ad una lotta seria contro la corruzione e anche la popolazione, dinanzi alla ripresa, sembra aver preso coscienza di potercela fare contro le sanzioni; in tutto questo, non bisogna dimenticare il merito dell’Ue, che ha mostrato di voler rimanere fedele all’accordo nucleare e quindi di non voler abbandonare Teheran. Il vero punto di svolta, però, sembra la decisione della Corte internazionale di giustizia, che mercoledì scorso ha ordinato a Washington di sospendere le sanzioni su medicine, prodotti alimentari ed agricoli, così come sui pezzi di ricambio essenziali per la sicurezza dell'aviazione civile, accogliendo l'appello di luglio della Repubblica Islamica.
Cronaca di 10 giorni di fuoco
L’attentato terroristico contro la città di Ahvaz, nel sud-ovest dell’Iran, in data 22 Settembre, era stato probabilmente il culmine del nervosismo dei mercati in Iran. In quel giorno il dollaro e l’euro, che ogni giorno valevano sempre più rispetto alla moneta iraniana, avevano toccato rispettivamente il valore di 190,000 e 220,000 Rial, il record di tutti i tempi. La nazione era in una situazione tale che alcuni politici, avevano addirittura proposta la presidente Rohani di non partecipare ai lavori dell’Assemblea Generale dell’Onu per risparmiare le spese del viaggio. Il presidente aveva risposto che in sua assenza, nessun altro paese avrebbe difeso i diritti dell’Iran.
Rohani e l’intervento alle Nazioni Unite
Nel suo discorso all’Assemblea Generale dell’Onu, il 25 Settembre scorso, Hassan Rohani è stato pacato e moderato e con toni decisamente diplomatici, ha messo in mostra la gravità del ritiro Usa dall’accordo nucleare ricordando che le rinnovate sanzioni americane contro l’Iran, e la minaccia ai paesi che vogliono mantenere vive le relazioni economiche con Teheran, sono una palese violazione della risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza. Più di ogni altra cosa, il presidente iraniano ha manifestato la voglia dell’Iran di essere in pace con il resto del mondo. Non ha convinto invece Donald Trump, addirittura deriso in una parte del suo discorso, che ha attaccato praticamente mezzo mondo, dando l’idea di essere un presidente difficilmente affidabile.
La fedeltà dell’Ue al JCPOA
Proprio nei giorni in cui la delegazione iraniana si trovava a New York, il commissario Ue per la politica estera Federica Mogherini ha annunciato la costituzione dell’SPV (Special Purpose Vehicle), un sistema alternativo al SWIFT che dovrebbe garantire la continuazione degli scambi bancari con l’Iran, aggirando le sanzioni degli Stati Uniti. L’ira delle autorità americane, che non hanno nemmeno celato il loro disappunto, ha avuto un importante effetto sul mercato interno iraniano. La corsa del dollaro e dell’euro si è momentaneamente fermata; complice anche una importante operazione (poco notata dalla stampa internazionale) alle frontiere orientali, quelle con il Pakistan, dove le forze di sicurezza hanno neutralizzato un tentativo di infiltrazione dei terroristi del gruppo Jaish al Adl, eliminando addirittura il numero due dell’organizzazione terroristica sempre di ispirazione qaedista.
La reazione dei Pasdaran e l’azione della magistratura
Il 31 Settembre, tre pezzi grossi tra i multi-miliardari che avevano “giocato” nel mercato della valuta straniera e dell’oro, sono stati condannati alla pena di morte. Tra questi vi è anche Vahid Mazlumin, il cosiddetto “Sultano delle monete d’oro”, che nel corso del 2017 aveva acquistato qualcosa come 2 tonnellate di monete d’oro e che secondo gli inquirenti, avrebbe agito per far alzare artificialmente il prezzo delle monete nel mercato facendole sistematicamente mancare ai negozi. L’azione è suonata come un allarme per il ceto dei capitalisti che approfittando della situazione instabile sotto il profilo economico, avevano avviato una vera e propria opera di sciacallaggio ai danni dei ceti piu’ deboli, facendo salire i prezzi di diversi prodotti.
Il primo ottobre, l’operazione in pompa magna dei Pasdaran contro un covo di terroristi ad est dell’Eufrate (prima con sei missili balistici e poi con sette droni bombardieri), ha prodotto un effetto psicologico molto forte e nel giorno stesso dell’azione, il Rial ha riacquisito il 10% del suo valore nei confronti del dollaro e dell’euro.
La caduta libera del dollaro e dell’euro
Molti iraniani avevano deciso di tenere i propri risparmi sotto forma di dollari ed euro. La riduzione del valore delle monete di maggiore influenza in Iran ha generato il 2 ottobre una situazione di vero e proprio panico, dato che ora tutti vogliono vendere. Il dollaro è sceso fino a 100.000 Rial, quasi la metà del suo valore, solo 10 giorni fa, e l’euro si aggira sui 130,000 Rial. Il Rial riprende forza ogni istante e questo significa che il prezzo delle merci e l’inflazione si fermeranno ed addirittura alcuni prezzi potrebbero essere ridotti.
Intanto, l’attivazione del sistema europeo SPV, soprattutto per il pagamento del petrolio dell’Iran, sembra in grado di contenere l’effetto psicologico delle sanzioni americane di novembre che vieteranno anche l’acquisto del petrolio iraniano. India, Turchia e altre potenze asiatiche hanno annunciato che non aderiranno, il Giappone ha chiesto l’esenzione dalle sanzioni, Cina e Russia saranno i primi a cercare di sfruttare la situazione. Insomma, proprio mentre la situazione economica dell’Iran sembrava precipitare, il paese si sta riprendendo, come una fenice che rinasce dalle proprie ceneri.