"Siamo agli albori della rivoluzione dell'evoluzione diretta che, in molti modi diversi, sta portando e porterà i più grandi benefici al genere umano": con queste parole l'Accademia reale svedese ha assegnato il Nobel per la Chimica all'americana Frances Arnold e per l'altra metà 'ex aequo' allo statunitense George Smith e al britannico Gregory Winter per gli studi sui 'registi dell'evoluzione', come vengono chiamati gli enzimi alla base di reazioni chimiche vitali.
Un riconoscimento alla chimica 'verde' che proprio grazie agli enzimi, linfa della biodiversità, ha portato a grandi progressi scientifici, dai farmaci ai biocarburanti: "Quello che hanno fatto è accelerare davvero l'evoluzione", ha sottolineato Lara Snogerup Linse, membro del Comitato del Nobel che ha concluso la settimana dei premi scientifici a Solna, in Svezia.
La quinta donna a ricevere il Nobel per la Chimica
Arnold è la quinta donna dal 1901 a ricevere il Nobel per la Chimica: è stato premiato il suo contributo nel definire l'evoluzione degli enzimi, "catalizzatori" di natura proteica indispensabili per la vita. A partire da una sua ricerca, pubblicata nel 1993, la scienziata ha contribuito a mettere a punto enzimi di sintesi più efficienti.
La 62enne docente di ingegneria chimica e biochimica al California Institute of Technology di Pasadena aveva spiegato nel 2014 di voler "riscrivere il codice della vita, per creare nuove macchine molecolari che potrebbero risolvere problemi umani". "Sono sicura che ci sono persone scettiche sul fatto che una donna possa fare questo lavoro come un uomo", aveva aggiunto, "sono beatamente inconsapevole di queste persone e sono stata dotata della capacita' di ignorarle completamente".
Le nuove molecole hanno poi avuto un ruolo cruciale nella produzione di combustibili a partire da fonti energetiche rinnovabili e nella sintesi di principi attivi farmacologici meno inquinanti per l'ambiente. Arnold, che nel 2005 ha superato un tumore al seno, nel 2016 aveva già conseguito il prestigioso "Millennium Technology Prize".
Il Nobel al 77enne americano Smith (docente emerito di scienze biologiche all'Università del Missouri) e al 67enne inglese Greg Winter (direttore del laboratorio di biologia molecolare all'Università di Cambridge) è legato invece alla scoperta dei batteriofagi.
Si tratta di piccoli virus in grado di inserirsi all'interno dei batteri per ucciderli o per 'guidarne' il metabolismo, al fine di produrre determinate molecole. Smith ha sviluppato la 'visualizzazione dei fagi', un metodo che puo' essere usato per la produzione di proteine, e Winter lo ha sviluppato per produrre nuovi anticorpi da utilizzare in diverse terapie.
Tra i nuovi farmaci a base di anticorpi monoclonali c'e' l'adalimumab, approvato nel 2002 e usato per la terapia di diverse malattie autoimmuni: artrite reumatoide, psoriasi, morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa. Il suo merito è quello di neutralizzare il fattore di necrosi tumorale alfa (Tnf-alfa), una molecola responsabile dell'incremento dell'infiammazione rilevabile in tutti i pazienti affetti da queste condizioni.
Anche in questo caso a essere premiata è stata l'evoluzione, che ha permesso nel tempo di sviluppare peraltro farmaci oggi utilizzati contro alcuni tumori metastatici: su tutti il trastuzumab e il bevacizumab per il cancro della mammella (ma che nel tempo hanno trovato impiego anche contro altre neoplasie).
"Le scoperte di George Smith e Greg Winter stanno avendo un enorme impatto, in particolare sulla medicina, con anticorpi che hanno minori effetti collaterali e sono più efficaci", ha sottolineato Goran Hansson, alla guida dell'Accademia reale svedese delle Scienze.