Il referendum sull'accordo con la Grecia per il nuovo nome della Macedonia si è rivelato un fallimento, ma il premier socialdemocratico ed europeista, Zoran Zaev, ha assicurato che andrà avanti con il processo di ratifica, che aprirebbe la strada all'integrazione del Paese nella Nato e nell'Ue, e si è detto pronto anche ad elezioni anticipate.
Zaev ha chiesto al parlamento di "confermare la volontà della maggioranza", dopo che nel referendum "oltre il 90%" degli elettori si è espresso per il cambio di nome del paese nel referendum sull'accordo con la Grecia. L'affluenza però, si è fermata intorno al 36%, a fronte del quorum richiesto del 50% per dare validità alla consultazione, comunque non vincolante. Per l'approvazione delle modifiche costituzionali legate all'accordo con la Grecia per il nuovo nome, Repubblica di Macedonia del Nord, è richiesta la maggioranza dei due terzi e per raggiungerla, la coalizione del premier avrà bisogno di almeno una dozzina di parlamentari dell'opposizione.
L'Unione europea ha chiesto tutte le parti di rispettare il risultato del referendum. "Mi aspetto ora che tutti i leader politici rispettino questa decisione e la portino avanti con la massima responsabilità e unità, nell'interesse del Paese", ha dichiarato il commissario per l'allargamento, Johannes Hahn. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha sottolineato l'"opportunità storica" del voto popolare sul cambio di nome.
Ma Hristijan Mickoski, il leader del principale partito di opposizione, l'alleanza conservatrice Vmro-Dpmne, si è astenuto dal voto perché ha considerato la questione referendaria "manipolativa". Il quesito referendario non alludeva direttamente al nome definitivo che l'ex repubblica jugoslava adotterà in caso di superamento del processo di ratifica, ma chiedeva ai cittadini di dire se appoggiano o meno "l'integrazione nell'Unione europea" e nella Nato, accettando l'accordo tra la Repubblica di Macedonia e la Repubblica di Grecia". L'accordo firmato tra i governi di Skopje e Atene lo scorso giugno mira a porre fine a una disputa che dura da 27 anni, che ha portato la Grecia a boicottare l'adesione del paese all'Unione europea e alla Nato.
Per incoraggiare i cittadini a recarsi alle urne, nelle scorse settimane diversi politici stranieri hanno visitato Skopje, tra cui Stoltenberg, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il cancelliere austriaco, Sebastian Kurtz, presidente di turno dell'Ue, e il segretario alla Difesa Usa, James Mattis.