L'Ue apre a una revisione strategica della missione Sophia, quella che si occupa della vigilanza dei flussi migratori nel Mediterraneo, ma respinge la richiesta italiana di cambiare immediatamente il piano operativo che individua, tra l'altro, i porti di sbarco. Questo è quanto trapelato dalla riunione degli ambasciatori dell'Unione europea nel Comitato politico e di sicurezza (Cops), che si è tenuta a Bruxelles. Non è stata gradita, inoltre, la richiesta italiana decisamente politica ma posta in una sede tecnica, quella degli ambasciatori. Molti hanno considerato "una forma di ricatto" la minaccia italiana di chiudere i porti alle navi militari.
Nel quadro della revisione, da concludere "entro qualche settimana", si terrà conto in particolare dei nuovi orientamenti espressi dal Consiglio europeo di giugno, soprattutto per quanto riguarda lo sbarco delle persone salvate in mare. La riunione del Cops, cominciata mercoledì e proseguita oggi per l'intera giornata - con non poca tensione - ha raggiunto un'intesa, riferiscono ancora le fonti, alla luce di una condivisa consapevolezza delle posizioni espresse dall'Italia.
Il braccio di ferro, tra Commissione e governo italiano, continua anche sulle navi civili e di Frontex.
Per approfondire: La lettera che Junker ha inviato a Conte
La Commissione europea "è pronta a svolgere pienamente la sua funzione di coordinatrice", aveva scritto il presidente dell'esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker, in una lettera per rispondere alla richiesta del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di creare una cellula di crisi Ue sugli sbarchi. "Non va però dimenticato che l'Ue non ha competenza per determinare il luogo/porto sicuro da usare per gli sbarchi in seguito a un'operazione di ricerca e salvataggio in mare", ha precisato.