Pedro Sanchez si conquista il suo capitolo nella storia spagnola come primo politico a spodestare il presidente del governo attraverso una mozione di sfiducia. L'ex professore di economia non è nemmeno più un parlamentare. La sua carriera politica è stata caratterizzata da alti e bassi, e qualche caduta da cui è riuscito a rialzarsi, più forte di prima.
L'ultima due anni fa quando venne defenestrato dal suo partito, il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe), per il suo rifiuto di appoggiare il ritorno in carica di Rajoy in seguito alle due elezioni generali che non avevano consegnato a nessuno una maggioranza netta. Ma poco meno di 8 mesi più tardi, Sanchez vinse a sorpresa le primarie con il 49% e tornerà segretario.
Il nuovo governo
L'incognita adesso è che tipo di governo formerà Pedro Sánchez, la sua nuova maggioranza però rischia di essere il ritratto di un armata Brancaleone. Per vincere in Parlamento, non potendo contare su Ciudadanos, Sánchez avrebbe bisogno di accettare di formare un governo di coalizione con Podemos, come gli ha chiesto il leader Pablo Iglesias.
"Dipenderà da Sanchez che ci siano ministri di Podemos nel governo" ha detto alla tv pubblica Tve. Inoltre - riporta il Sole 24 ore - ha chiesto un "esecutivo integratore" che garantisca al nuovo premier l'appoggio di "155 deputati e non solo di 84". Il Psoe ha al Congresso 84 deputati su 350, Podemos 71.
Le sfide
Per Sanchez si prospetta un viaggio tutt'altro che semplice, due le promesse che hanno sbloccato la situazione a suo favore - si legge su la Repubblica:
- ha garantito ai baschi di rispettare la Finanziaria, già approvata, dove ci sono importanti investimenti infrastrutturali per Euskadi
- ha promesso "dialogo" al nuovo governo catalano
Il suo governo, inoltre, lotterà per accogliere la miriade di richieste molto diverse delle parti che hanno appoggiato la sua mozione mentre si prepara a tenere le elezioni generali che ha promesso.
I populisti
Dubbi sulle possibilità di durata del nuovo governo. Sánchez ha detto che resterà al potere "alcuni mesi" per restituire "stabilità" al Paese e affrontare con un altro spirito la crisi catalana e poi convocherà nuove elezioni.
L’ondata populista che avanza in Europa potrebbe arrivare anche in Spagna. Dopo i successi della destra di AfD (Alternativa per la Germania) in Germania, o quello del Front National di Marine Le Pen in Francia o ancora quello del polacco Pis (Diritto e giustizia) di Jaroslaw Kaczynski anche i partiti populisti spagnoli sperano di salire al governo.
A contrastare il sistema sono Podemos, formazione di sinistra nata dal movimento degli Indignados guidata da Pablo Iglesias, e il movimento populista di centrodestra Ciudadanos, che ha come suo leader il giovane avvocato trentacinquenne Albert Rivera.
Fino a qualche mese fa Podemos era dato in grande ascesa, ad un passo dal governo; ora sembra che le cose siano cambiate e Ciudadanos si avvierebbe ad essere la vera sorpresa del voto per il rinnovo del parlamento spagnolo nelle prossime elezioni. I due partiti populisti spagnoli sperano quindi di riuscire a "spuntarla" dopo la crisi politica che ha investito la Spagna negli ultimi due anni.