“La democrazia muore nell’oscurità”, recita l’impavido motto del Washington Post riferendosi all’importanza dell’informazione nella nostra società. Una parte di giornalismo a stelle e strisce, però, ha rischiato di non farcela per molto meno, sopravvivendo a stento al nuovo Regolamento europeo sulla privacy.
Infatti una serie di giornali statunitensi, nella loro versione online, sono da alcune ore inaccessibili per gli utenti europei perché non si sono messi in regola per tempo con gli adempimenti del GDPR, il nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati da oggi pienamente effettivo.
Dunque da qualche ora gli utenti europei che provino a visitare i siti del Chicago Tribune, del Los Angeles Times, dell’Orlando Sentinel e del New York Daily si trovano un messaggio di avviso che recita più o meno così (riportiamo quello del Chicago Tribune): “Purtroppo il nostro sito non è attualmente disponibile in molti Paesi europei. Siamo impegnati sulla questione e stiamo cercando soluzioni per supportare pienamente la nostra offerta digitale per il mercato europeo. Continuiamo a identificare soluzioni tecnicamente conformi per fornire ai nostri lettori un giornalismo vincitore di vari premi”.
I giornali citati fanno parte del gruppo editoriale Tronc che evidentemente si è fatto prendere alla sprovvista dall’arrivo del Regolamento europeo sulla privacy. Altri giornali americani - come il New York Times, il Wall Strett Journal ecc - sono invece accessibili.
Altri ancora, come Slate, hanno accolto gli utenti con la richiesta di acconsentire ai loro termini di servizio e all’informativa sui dati.
Non sono le uniche vittime americane del GDPR. Alcuni siti e app, come Instapaper, hanno infatti sospeso il servizio per gli utenti europei, in attesa, forse, di mettersi in regola. Lo stesso ha fatto il servizio Unroll.me.
ATTENZIONE, forse abbiamo un vincitore:https://t.co/hKHtQRGOP4, servizio che serve per annullare iscrizioni a newsletter, sospende il servizio per gli europei perché, you know, #GDPR!! pic.twitter.com/3bsAqVkES0
— Carola Frediani (@carolafrediani) May 25, 2018
Ma certo la debacle dei giornali Usa è forse la più sconcertante.