Michael Rotondo, 30 anni, è quello che in Italia verrebbe chiamato “bamboccione”. Felice della sua vita priva di patemi e responsabilità a Camillus, piccolo centro non troppo distante da New York, aveva deciso di restare a vivere con i suoi genitori senza sforzarsi troppo per cercarsi un lavoro o dare un aiuto all’interno delle pareti domestiche. Peccato che i suoi coinquilini non erano dello stesso avviso. I suoi genitori, Christina e Mark, per convincerlo ad abbandonare il nido, le avevano provate tutte. Dall’offrirgli dei soldi alle lettere, ben cinque, di sfratto. Alla fine, esasperati dai litigi e da una situazione che non sembrava cambiare, lo hanno trascinato in tribunale.
La lettera di sfratto
La madre e il padre di Micheal hanno agito spinti dalla preoccupazione per il futuro del figlio. Non erano infastiditi dalla sua presenza all’interno dell’abitazione ma dall’assenza di ambizione e dal timore che non avrebbe mai conquistato un’indipendenza economica e lavorativa. Con la lettera di sfratto, ad esempio, avevano allegato un documento con dei consigli da seguire in questa difficile transizione. Eccone 4, pubblicati dalla CNN.
1) Organizzati per portare via tutto quello che ti può servire per lavorare e gestire un tuo appartamento. Fissa una data e un orario in modo che tuo padre possa aiutarti con il tuo futuro coinquilino.
2) Vendi le altre cose che hanno un valore e che non ti servono (es. stereo, alcuni strumenti musicali ecc.). Avrai bisogno di soldi
3) Ci sono posti di lavoro disponibili anche per quelli che non hanno alcuna esperienza come te. Accettane uno - devi lavorare!
4) Se ti serve una mano per trovare un nuovo posto sappi che tua madre si è offerta di aiutarti
La sentenza
Davanti al diniego del figlio, i due genitori hanno ottenuto il sostegno del giudice della Corte Suprema dello Stato di New York che si è espresso in loro favore. Michael ha risposto dicendo che negli ultimi otto anni non era affatto previsto che lui contribuisse alle spese della famiglia o alle faccende domestiche. Ha poi chiesto l’archiviazione del caso per non aver ricevuto i sei mesi necessari di preavviso, come dice la legge statale, in caso di sfratto.
Il giudice Donald Greenwood ha invece ritenuto più che sufficiente il tempo concesso dai genitori per lasciare casa. Ora, volente o nolente, il giovane dovrà fare i conti con quel cambiamento che ha sempre evitato. A meno che il ricorso, che ha già detto di voler portare avanti, non ribalti la sentenza.