Domenica di sangue in tre chiese a Surabaya, la seconda città più grande in Indonesia. Almeno 13 persone sono morte e 40 persone sono rimaste ferite in tre attentanti coordinati, contro altrettante chiese cristiane, a una decina di minuti l'uno dall'altro. L'Isis li ha rivendicati ma secondo un portavoce dell'agenzia di intelligence del Paese, sono stati effettuati dal gruppo terroristica di ispirazione jihadista Jemaah Ansharut Daulah (JAD). "È sempre il solito vecchio gruppo Jad", ha detto la fonte.
Una famiglia di kamikaze
Un padre, una madre, due figli maschi e due figlie, questi ultimi tutti tra gli 8 e i 13 anni: "erano tutti membri di una stessa famiglia" i kamikaze che si sono fatti esplodere. Lo ha detto il capo della polizia indonesiana, Tito Karnavian, che ha parlato di "indizi evidenti". I genitori qualche tempo fa avevano cercato di unirsi all'Isis in Siria, ma non c'erano riusciti. Karavian, che stamane ha ispezionato il luogo degli attentati, ha più tardi incontrato i giornalisti nella sede del commissariato a Surabaya.
La dinamica degli attentati
È la prima volta da anni che il Paese è teatro di un attacco coordinato di queste dimensioni. La prima chiesa colpita, intorno alle 07:30 ora locale, è stata quella cattolica di Santa Maria, dove sono morte almeno quattro persone: le immagini di un video che circola su Internet mostrano una motocicletta all'entrata e poco dopo l'esplosione all'interno dell'edificio. Poi c'è stata un'esplosione nella chiesa protestante di via Diponegoro e infine nella chiesa pentecostale della strada Arjuno, dove l'esplosione è avvenuta in piena Messa, mentre i fedeli pregavano. Il primo bilancio parlava di otto vittime in totale ma altre persone sono decedute in ospedale o durante il trasporto. Gli artificieri hanno neutralizzato anche una bomba all'esterno della chiesa a Diponegoro.
Tutte le chiese di Surabaya sono state evacuate e sono stati vietati i servizi religiosi per l'intera giornata. Wawan Purwanto, portavoce dell'agenzia, ha aggiunto all'emittente Metro TV che gli attacchi potrebbero essere legati a una rivolta in prigione di alcuni membri del gruppo jihadista, alcuni giorni fa a a Giacarta. Martedì un gruppo di detenuti ha ucciso cinque poliziotti, durante una rivolta andata avanti per 36 ore nella prigione di massima sicurezza a sud di Giacarta: è morto uno dei detenuti, un comandante jihadista. Gli attacchi precedono di qualche giorno l'inizio del Ramadan. L'Indonesia, tra i Paesi musulmani, è il piu' popoloso al mondo: l'88 per cento dei 260 milioni di abitanti praticano l'Islam, ma ci sono anche cristiani, hindù e buddisti e l'intolleranza religiosa è andata aumentando negli ultimi anni.
L'appello del Papa
Dopo la preghiera del Regina Coeli, Papa Francesco si è detto "particolarmente vicino al caro popolo dell'Indonesia, in modo speciale alle comunità cristiane della città di Surabaya duramente colpite dal grave attacco contro luoghi di culto". Il pontefice ha invocato il Dio della pace "per le vittime e i loro congiunti, affinchè faccia cessare queste violente azioni, e nel cuore di tutti trovino spazio non sentimenti di odio e violenza, ma di riconciliazione e di fraternità".