Dopo il sì ai matrimoni gay, l'Irlanda è pronta a una nuova rivoluzione. I cittadini decideranno domani alle urne se allinearsi all’Europa e consentire l’interruzione di gravidanza.
Il referendum irlandese
I seggi sono aperti dalle 7 del mattino e resteranno aperti fino alle 10 di sera. Potranno votare 3,2 milioni di persone. Agli irlandesi viene chiesto se vogliono abrogare l'articolo 40.3.3 della Costituzione, meglio noto come ottavo emendamento (si tratta - spiega Panorama - di un articolo aggiunto in seguito ad un altro referendum tenuto nel 1983, che di fatto rende illegale l'aborto in quasi tutte le circostanze) e se sostituirlo con un nuovo articolo che permetta al parlamento irlandese di legiferare sulla questione.
Se vincerà il “Sì” l’ottavo emendamento sarà eliminato - osserva il Post - ma la legge attuale rimarrebbe in vigore fino all’approvazione di una nuova norma la cui proposta è stata costruita attraverso un lungo percorso.
L'ottavo emendamento
L’ottavo emendamento della Costituzione attualmente mette sullo stesso piano il diritto alla vita del figlio e il diritto alla vita della madre rendendo illegale l’aborto praticamente in tutti i casi. L’unica eccezione è la circostanza in cui, in pericolo, ci sia la vita della donna. Si deve questa eccezione al Protection of Life During Pregnancy Act, un legge approvata solo nel 2013 in seguito all'ondata di pubblica indignazione nel 2012 per la morte di una donna incinta, alla quale fu rifiutato un aborto.
L’aborto non è consentito neanche in caso di anomalia fetale, stupro o incesto. Le donne che aggirano la legge rischiano fino a 14 anni di prigione, anche se esiste “tolleranza” nei confronti di chi interrompe la gravidanza in un paese straniero. Il carcere è previsto anche per chiunque procuri o aiuti una donna a procurarsi un aborto.
Il nuovo progetto di legge
Per aggirare il veto in patria, alle donne irlandesi non resta che andare all’estero (nel solo 2016, sono state 3.265 una media di nove al giorno). Il cambio di governo, nello scorso anno, ha accelerato il processo di cambiamento. Il premier liberale Leo Varadkar, apertamente gay - spiega il Corriere della sera - appena insediato ha annunciato il referendum. E ha messo a punto il progetto di legge in caso di vittoria del "sì": legalizzazione, senza restrizioni, nelle prime dodici settimane di gravidanza, che si estendono a 24 per le donne con problemi di salute. Dopo questo periodo, l’interruzione sarebbe permessa solo per rischi gravi alla salute della madre o anomalie che fatali per il nascituro.
Gli ultimi sondaggi
L’ultimo sondaggio pubblicato dall'Irish Times, tra i più popolari quotidiani dell'isola, accredita al fronte riformista dodici punti di vantaggio rispetto alla schiera di chi intende votare no all'abrogazione dell'ottavo emendamento (44% a 32%), anche se lo scarto si è ridotto negli ultimi giorni e un quarto degli elettori è ancora indeciso. La forbice peraltro cambia drasticamente tra città e campagna: se a Dublino e negli altri centri urbani, la maggioranza è favorevole alla legalizzazione, nelle zone rurali la proporzione si ribalta.
L'aborto in Europa
Tra tutti i Paesi dell' Europa, soltanto a Malta l’aborto è completamente illegale. L’Irlanda - si legge su La Repubblica - è il secondo Paese con le maggiori restrizioni. Seguono Polonia e Finlandia, dove è permesso in caso di incesto o stupro. In Italia la legge 194 consente alla donna di poter ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere all'aborto solo per motivi di natura terapeutica.
L’influenza estera (e il ruolo di Facebook)
Il Guardian ha raccontato come il referendum sia al centro di una battaglia che ha da tempo esteso i suoi confini al di fuori dei confini irlandesi. Sono numerosi i gruppi che, attraverso Facebook, hanno provato a indirizzare il voto. Almeno 180 secondo la campagna per il Sì. Anche con campagne dispendiose. L’azienda di Zuckerberg ha dichiarato di aver adottato delle contromisure, bloccando tutti i messaggi pubblicitari provenienti da luoghi lontani dall’isola.
Ma anche Google e YouTube si cuciono la bocca. Anche i due colossi del web - riporta Il Fatto Quotidiano - hanno bloccato tutti gli annunci pubblicitari relativi al referendum provenienti da inserzionisti non irlandesi “per mantenere un atteggiamento di integrità nei processi elettorali“ .
Il Papa a Dublino
Ad agosto il Papa atterrerà a Dublino per l’Incontro mondiale delle famiglie. Tra matrimoni omosessuali e possibili aborti senza restrizioni, Francesco potrebbe trovarsi di fronte a un'Irlanda davvero molto lontana dal magistero della Chiesa.