La Commissione Europea ha pubblicato la proposta sulla nuova normativa sulla tutela dei whistleblower. Cioè degli informatori che hanno contribuito a far emergere, tra gli altri, i casi Dieselgate, Panama Papers e Cambridge Analytica.
La proposta garantisce, in tutti gli Stati membri, una protezione per chi denuncia pubblicamente violazioni al diritto dell'Ue in materia di appalti pubblici, servizi finanziari, riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo, sicurezza dei prodotti, sicurezza dei trasporti, tutela ambientale, sicurezza nucleare, sicurezza degli alimenti e dei mangimi e salute e benessere degli animali, salute pubblica, protezione dei consumatori, tutela della vita privata, protezione dei dati e sicurezza delle reti e dei sistemi informativi. Si applica anche alle violazioni delle norme Ue sulla concorrenza, alle violazioni e agli abusi concernenti le norme in materia di imposta sulle società e ai danni causati agli interessi finanziari dell'Ue. La Commissione incoraggia gli Stati membri a spingersi oltre queste norme minime e ad istituire quadri globali per la protezione degli informatori, ispirati agli stessi principi.
Gli obblighi per le società
La Commissione mira a introdurre obblighi chiari. Tutte le imprese con più di 50 dipendenti o con un fatturato annuo superiore ai 10 milioni di euro dovranno prevedere una procedura interna per gestire le segnalazioni. La nuova normativa si applicherà anche a tutte le amministrazioni statali e regionali e a tutti i comuni con più di 10.000 abitanti.
Aziende ed enti dovranno prevedere dei "canali di comunicazione interna" per gli informatori. E avranno l'obbligo di fornire dare riscontro alle denunce entro tre mesi. Qualunque forma di ritorsione è vietata e dovrebbe essere sanzionata. La persona segnalante che subisce ritorsioni dovrebbe avere accesso a una consulenza gratuita e a mezzi di ricorso adeguati. In questi casi, l'onere della prova sarà invertito e spetterà alla persona o all'organizzazione oggetto della segnalazione dimostrare che non sta mettendo in atto alcuna ritorsione nei confronti dell'informatore. Gli informatori saranno inoltre protetti in sede di procedimento giudiziario, in particolare mediante l'esonero da ogni responsabilità connessa alla divulgazione delle informazioni.
Per la prima volta, le regole sono studiate per essere applicata su base comunitaria e non, come avviene, oggi in un panorama che la commissione definisce "frammentato e disomogeneo": solo 10 Stati membri prevedono una piena tutela. Negli altri paesi, la protezione accordata è parziale e si applica solo a settori specifici o a determinate categorie di lavoratori.
"Molti dei recenti scandali - ha affermato il primo vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans - non sarebbero mai venuti alla luce se chi aveva accesso ad informazioni privilegiate non avesse avuto il coraggio di parlare. Chi lo ha fatto si è però assunto rischi enormi. Per questo motivo, garantendo una miglior protezione agli informatori, saremo maggiormente in grado di individuare e prevenire eventuali minacce al pubblico interesse". "Le nuove norme sulla protezione degli informatori segneranno un punto di svolta", ha confermato Vera Jourova, Commissaria per la Giustizia. "In un mondo globalizzato in cui la tentazione di massimizzare i profitti, talvolta a scapito della legge, è reale, è nostro dovere sostenere chiunque sia pronto a correre il rischio di smascherare violazioni gravi del diritto dell'Ue. Dobbiamo farlo per i cittadini europei onesti".