Una volta i tronchi dei banani delle vaste piantagioni del distretto di Ngoma a est di Kigali, la capitale del Ruanda, dopo la raccolta dei frutti venivano abbattuti e lasciati marcire al sole. Oggi, quegli stessi tronchi vengono trasformati in una soffice fibra, un prodotto che vale tanto oro quanto pesa, soprattutto per come sta cambiando la vita delle donne in Ruanda. Da quei tronchi di banano lavorati è nato un rivoluzionario e completamente naturale tipo di assorbente, il cui costo è alla portata delle donne locali.
Realizzato e distribuito dalle ragazze della zona questo lines ecosostenibile è frutto della determinazione di un gruppo di donne riunite sotto l’Organizzazione Sustainable Health Enterprises, SHE, che significa “lei” in inglese, fondata da una esperta di business americana, Elizabeth Scharpf, intenzionata a porre fine a una situazione che in Ruanda e in molti parti del continente costringe a casa più volte l’anno la metà della popolazione, quella femminile.
Il periodo mestruale in molte parti del continente africano è vissuto come un momento difficile soprattutto perché la maggior parte delle donne, in particolare nelle aree rurali, non può permettersi di comprare gli assorbenti dei grandi marchi il cui costo, a volte, corrisponde al loro guadagno giornaliero. Per questo piuttosto restano a casa perdendo giorni di scuola o di lavoro o, se scelgono di uscire, utilizzano pezzi di stoffa che poi si infettano con il caldo e lo sporco, o il fango, con le conseguenze legate alla mancanza di igiene di questo metodo. Alcune ragazze arrivano a perdere 500 giorni di scuola nel corso della loro intera adolescenza con tutte le conseguenze che queste assenze possono provocare nella loro preparazione, per non parlare dello stigma e della vergogna di uscire di casa quando il periodo arriva a causa della paura di macchiare i vestiti o di eventuali odori.
Una situazione che nel 2005, agli occhi di Elizabeth Scharpf, al tempo brillante stagista presso la Banca Mondiale in Mozambico, sembra incredibile. Era la prima volta che ne sentiva parlare. All'epoca, l'argomento mestruazioni era tabù, ma c'era anche poca enfasi su come il costo proibitivo degli assorbenti e la mancanza di conoscenza facessero vergognare le ragazze fino a far loro saltare la scuola il lavoro.
Lo shock iniziale di Scharpf si trasformato in desiderio di fare qualcosa, lo scrive lei stessa nel 2016 sulla piattaforma di azione sociale Global Citizen, quando realizza che questo è un problema globale. "La maggior parte degli sforzi per rispondere a questa situazione si risolveva con la beneficenza", dice Scharpf in un video della Harvard Business School per la serie Alumni for Impact, pubblicato a settembre dell'anno scorso. "Ma la beneficenza da sola non è sufficiente per affrontare l'ampiezza e la complessità dei problemi socio-economici e di salute che esistono nei mercati in via di sviluppo”. Scharpf ha esperienza nel settore delle società farmaceutiche internazionali e decide di andare in Ruanda a sperimentare per trovare una soluzione al problema. "Mi sono diretta in Ruanda con due studenti di ingegneria, un registratore e un frullatore portatile", scrive la donna su Global Citizen.
Sul posto testa una varietà di prodotti per trovare un materiale assorbente ma anche ampiamente disponibile per realizzare dei lines. Prova con le foglie di manioca, poi con quelle di banano e le fa bollire, le lascia raffreddare e le mette alla prova con la Coca Cola per misurarne l’assorbenza.
Nel 2010 al New York Times racconta “ci siamo resi conto che le fibre di banana inghiottono davvero la Coca-Cola”. Oggi grazie a quella volontà di cambiare le cose, a quella determinazione di trovare soluzioni alternative, gli assorbenti di banano marcati SHE, con un nome inglese “GO!” e con un packaging colorato, vengono prodotti in numero di circa 1000 al giorno nel laboratorio di Ngoma in Ruanda. Un pacco da 10 viene venduto per circa R6.90 (58 centesimi) - fino al 50% in meno dei lines commerciali. I Go! lines sono distribuiti anche nelle scuole e alle organizzazioni non governative e poiché sono realizzati dalle donne del posto e da loro stesse distribuiti non solo stanno cambiando la loro vita, perché ora non si vergognano più di andare a scuola o al lavoro durante il mestruo, ma stanno dando loro anche un lavoro e un futuro.