È un giovane matematico, ricercatore a Cambridge, e anche la mente dietro il sistema Cambridge Analytica, con il quale una società britannica ha profilato segretamente su Facebook cinquanta milioni di utenti. Aleksandr Kogan è l’uomo che ha creato la Facebook app ‘mydigitallife’, che ha collezionato informazioni sull’identità degli utenti che l’hanno usata (e dei loro amici), con lo scopo di cercare di manipolare l’opinione pubblica in vista delle elezioni statunitensi, che hanno visto Donald Trump conquistare lo Studio Ovale. Oggi lui si difende dicendo che sia Cambridge Analytica che Facebook lo stanno usando come capro espiatorio, ma dalla Russia arriva la notizia che proprio lì ha condotto esperimenti simili.
Secondo quanto riportato da Reuters, Kogan ha collaborato con alcuni ricercatori dell’Università di San Pietroburgo a uno studio sui tratti tossici della personalità. La ricerca, realizzata con un team dell’Università Statale di San Pietroburgo, era finalizzata a individuare un nesso tra la ‘triade oscura’ della psicologia (narcisismo, machiavellismo e psicopatia) e la tendenza ad adottare comportamenti violenti in rete.
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“Volevamo identificare i troll (chi ha comportamenti molesti o offensivi in rete, ndr) su internet, per migliorare in qualche modo la vita delle loro vittime”, ha spiegato Yanina Ledovaya, docente del Dipartimento di psicologia dell’istituzione russa e membro della squadra di studiosi. Per condurre lo studio i ricercatori hanno creato una Facebook app attraverso la quale hanno sottoposto un sondaggio di 61 domande a diecimila utenti russofoni, per capire in quale misura fossero diffusi i tratti della ‘triade oscura’ della personalità.
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La app, ha assicurato la Ledovaya, ha raccolto dati pubblici e risposte dei partecipanti al sondaggio esclusivamente dopo che questi hanno espresso il loro consenso. Un’analisi del testo dei post pubblici dei partecipanti sarebbe avvenuta separatamente. Kogan ha partecipato alla ricerca - finanziata con fondi pubblici - dal 2005 e il 2007, principalmente dall’estero e con saltuari incontri in Russia. In ogni caso l’Università di Cambridge, nella quale Kogan è docente, ha confermato che la collaborazione con l’Università di San Pietroburgo è stata portata avanti dopo aver correttamente chiesto l’autorizzazione al capo del Dipartimento di psicologia dell’istituzione britannica. Ledovaya assicurato che i dati raccolti per lo studio non sono stati condivisi con nessuno al di fuori del gruppo dei cinque ricercatori. Neanche con Kogan.