Una guerra economica senza precedenti, combattuta a fianco degli alleati della Nato e dei partner dell’Unione Europea (tornata così nelle simpatie del governo di Theresa May) in cui l’espulsione di un certo numero di presunte spie russe rappresenterebbe solo il primo passo: questo il piano di Londra per rispondere all’avvelenamento, avvenuto su suolo britannico, dell’ex spia russa Sergei Skripal e della figlia Yulia. Avvelenamento la cui responsabilità, accusa il Regno Unito, è da addossare a Vladimir Putin. Secondo le rivelazioni del quotidiano The Independent, se il Cremlino dovesse evitare di fornire spiegazioni sufficienti ad eliminare i sospetti, “scatterebbero delle dure misure per cui il terreno è gà stato preparato, e che vanno dal congelamento e dal sequestro degli interessi russi nell’economia britannica, al blocco dei visti d’ingresso dalla Russia”. L'inizio è stata iniziando l'esplusione di 23 diplomatici di Mosca. Un passo, quest’ultimo, già adottato nel 2006 all’epoca del Caso Litvinenko, anche lui un ex agente russo avvelenato su suolo britannico, ucciso dal polonio. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che in un primo momento aveva teso la mano a Londra, chiedendo campioni del veleno per collaborare all'indagine, ha reagito all'iniziativa britanniche annunciando che, a sua volta, espellerà feluche del Regno Unito dal proprio Paese.
Già nei giorni scorsi May aveva parlato della possibilità di un boicottaggio dei prossimi Mondiali di calcio, cancellando la presenza dei Reali, e di un blocco delle trasmissioni dei media russi come Rt sull’etere britannico. L’idea di non andare ai Mondiali, comunque, ha trovato per il momento la sorda opposizione della Football Association, restia a rinunciare ad un palcoscenico così importante. Al momento, fa sapere la Fa, non ci sono cambiamenti di programma rispetto all’idea di partire.
Sono giorni decisivi per capire l’evoluzione della più grande crisi internazionale a dividere, nel corso degli ultimi anni, i due paesi che si trovano alle estremità dell’Europa Continentale, e che spesso hanno dato in un passato recente l’idea di temerne un eccessivo rafforzamento.
Berlino, Parigi e Washington stanno con Londra
Londra ha incassato il sostegno della Germania, della Francia, dei Paesi Baltici e soprattutto degli Usa, e conta di farlo contare non solo nell’ambito europeo ma anche in quello della Nato, nel cui quartier generale di Bruxelles è previsto si rechi il ministro degli esteri Boris Johnson. Non è facile aspettarsi che Johnson, pur essendo una personalità particolare, si appelli all’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico, che prevede l’intervento dei 29 appartenenti all’Organizzazione in caso di minaccia alla sicurezza di un qualsiasi stato membro. L’ultima volta che un appello del genere fu lanciato risale all’11 Settembre 2002, e la risposta si concretizzò nel bombardamento delle basi di Al Qaeda in Afghanistan. Più probabile, viste anche le dure dichiarazioni rilasciate negli ultimi due giorni dal Segretario Generale Stoltenberg, che le conseguenze siano di lungo periodo, vale a dire un rafforzamento delle difese lungo il Fianco Est dell’Alleanza.
A dare le dimensioni dell'inedito livello di tensione è l'inusuale nota congiunta nella quale May, Angela Merkel, Emmanuel Macron e Donald Trump hanno condannato l'attacco considerandolo "un assalto alla sovranità britannica", puntando il dito su Mosca e definendo l'attacco "la prima offensiva con gas nervino in Europa dai tempi della Seconda Guerra Mondiale".
Ma l'Europa non è compatta
Più complessa la partita europea. Il tira e molla nei negoziati sulla Brexit non verrà certo rinfacciato in questo frangente a Londra, ma le tossine rilasciate in questi quasi due anni non spariranno come d’incanto dal complesso sistema dei rapporti tra la Gran Bretagna e Bruxelles. Ma a pesare ancora di più saranno le sanzioni già varate dall’Ue nei confronti di Mosca nel 2014, all’apice della crisi apertasi con l’annessione della Crimea da parte della Russia ed il nyet opposto dal Cremlino all’avvicinamento all’Unione Europea da parte dell’Ucraina. Le misure attualmente in vigore riguardano il divieto da parte delle banche di stato russe di ottenere prestiti a lunga scadenza, la vendita di materiale bellico, le esportazioni di tecnologia nel settore energetico. Ma il fronte europeo a riguardo non è compatto, ed alcuni paesi come l’Italia, l’Ungheria e a Grecia hanno più volte manifestato il desiderio di una linea meno rigorosa nei confronti del Cremlino. La Gran Bretagna potrebbe alla fine trovarsi più sola di quanto non si aspetti.