Il leader dei laburisti britannici, Jeremy Corbyn, ha chiesto "una nuova unione doganale" tra Gran Bretagna e Ue dopo la Brexit, in modo da mantenere i benefici del mercato unico.
Anche se Downing Street ha ribadito che non prende in considerazione questa possibilità, la svolta del Labour Party accresce le pressioni sul governo conservatore di Theresa May per una Brexit più morbida e offre una sponda alla pattuglia filo-europea dei Tory per mettere in crisi l'esecutivo. Corbyn, infatti, si è rivolto "ai parlamentari di tutti i partiti che siano pronti a mettere gli interessi dei cittadini davanti alle fantasie ideologiche, e a unirsi a noi nel sostenere questa scelta".
Il cambio di passo dei laburisti
"I laburisti cercheranno di negoziare una nuova esaustiva unione doganale Gb-Ue per assicurare che non ci siano dazi con l'Europa e per evitare qualsiasi bisogno di un confine 'rigido' con l'Irlanda del Nord", ha affermato il leader dell'opposizione britannica in un discorso tenuto all'università di Coventry. "Non ha senso", ha aggiunto, voltare le spalle a "regole commerciali libere da dazi che hanno funzionato così bene". Finora i laburisti si erano detti contrari a un'unione doganale con l'Ue dopo la Brexit, un'eventualità che il fronte pro-Brexit considererebbe "un tradimento" del referendum.
Per il 68enne leader laburista "l'opzione di una nuova unione doganale con l'Ue assicurerà che Londra abbia voce in capitolo nei futuri accordi commerciali". "La Brexit è quello che ne facciamo, insieme", ha spiegato Corbyn, criticato dopo il referendum sull'uscita dall'Ue per l'appoggio troppo timido al fronte del Remain, "la priorità dei laburisti è avere l'accordo migliore per garantire l'occupazione e gli standard di vita". La May sostiene che restare nell'unione doganale limiterebbe la libertà della Gran Bretagna di stringere nuovi accordi commerciali con il resto del mondo dopo aver lasciato l'Ue nel marzo 2019. Ma l'ala dei Tory che aveva sostenuto il Remain ora vuole una "Brexit morbida" e chiede di mantenere stretti legami economici con l'Ue.
La fronda interna incombe su May
Le parole di Corbyn sono destinate ad aumentare la probabilità che i ribelli Tory si uniscano ai deputati laburisti per un voto in Parlamento che impegni la Gran Bretagna a un'unione doganale con l'Ue. Due parlamentari conservatori, sostenitori della permanenza nell'Ue, hanno già sfidato la premier: sono pronti a votare, insieme ai laburisti, un emendamento a un disegno di legge sul commercio, in cui si chiede che il Regno Unito rimanga nell'unione doganale dopo la Brexit.
La pattuglia di "remainer" conservatori vuole tendere un'imboscata al governo prima del delicato vertice del mese prossimo a Bruxelles, 'forzando' il voto ai Comuni; e la mossa potrebbe di fatto azzerare l'accordo stipulato dai ministri a Chequers la settimana scorsa, in base al quale la Gran Bretagna vorrebbe negoziare un processo di "divergenza gestita" dalle regole dell'Ue (May illustrerà i suoi piani venerdì prossimo). La mozione, proposta dal deputato Tory Nicky Morgan, ha raccolto il sostegno di molti deputati laburisti e ai Comuni si sta cercando di organizzare un voto il prima possibile.
Per mesi i laburisti sono riusciti a bilanciare l'anima della classe operaia, pro-Leave, con quella liberale e borghese che ha votato Remain. Ma ora, dopo l'inversione di marcia di Corbyn che finora aveva escluso la permanenza nell'unione doganale, la questione rilancia il dibattito tra i partiti sull'adesione al mercato unico e forse persino per un nuovo referendum (che anche oggi, però, Corbyn ha ribadito di non volere). Per la May si preannunciano tempi difficili.