La situazione non si sblocca e la tensione sale. La marina militare italiana, secondo il quotidiano Repubblica, avrebbe dirottato una fregata nella zona (notizia che tuttavia non trova conferma ufficiale) per seguire da vicino l'evoluzione della situazione che riguarda una nave della Saipem, bloccata da tre giorni al largo di Cipro dalle autorità turche. Un mezzo navale, Saipem 12000 (una piattaforma mobile), che venerdì pomeriggio ha dovuto interrompere il viaggio di trasferimento verso una nuova zona di perforazione, bloccato da alcune navi militari turche con l'intimazione a non proseguire perché sarebbero in corso attività militari nell'area di destinazione.
L'Eni (committente delle perforazioni e azionista di Saipem) ha già spiegato "che il mezzo ha prudentemente eseguito gli ordini e rimarrà in posizione in attesa di un'evoluzione della situazione". La nave ha in programma attività di perforazione nel blocco 3 nelle acque della Zona economica esclusiva della Repubblica di Cipro.
La Farnesina in campo
In queste ore la palla è passata al ministero degli Esteri, che sta seguendo la vicenda ai "massimi livelli". Il presidente della Repubblica di Cipro, Nicos Anastasiades, ha accusato la Turchia di aver violato il diritto internazionale, anche se il governo intende risolvere con la diplomazia e la calma la crisi. Ha dichiarato Anastasiades: "Stiamo compiendo tutti i passi diplomatici necessari affinchè alla fine il diritto alla sovranità (territoriale) della Repubblica di Cipro possa essere rispettato. Stiamo gestendo la situazione cercando di evitare qualsiasi cosa che possa peggiorare la situazione senza ignorare il fatto che l'azione della Turchia viola il diritto internazionale".
Da parte sua la Turchia - che nel 1974 occupò militarmente la parte nord dell'isola creando la autoproclamata e non riconosciuta dalla comunità internazionale, Repubblica Turca di Cipro del Nord - ribadisce la sua ferma opposizione alle trivellazioni al largo delle coste di Cipro. Il ministero degli Esteri di Ankara ha emesso un comunicato con cui si invita a rispettare "l'inalienabile diritto vantato dai turchi ciprioti" ad effettuare ricerche di gas naturale al largo dell'isola. Il comunicato accusa il governo greco cipriota di mettere a rischio la stabilità della regione est del Mediterraneo e chiede alle compagnie straniere coinvolte in ricerche illegittime di rinunciare in modo da colpire la strategia greco-cipriota, definita "improduttiva e dannosa" al fine della soluzione dei problemi politici dell'isola.
Il caso diplomatico è ormai diventato di portata europea, e per questo oggi è intervenuta anche Bruxelles. "La Turchia si deve impegnare inequivocabilmente a mantenere relazioni di buon vicinato e a evitare qualunque fonte di frizione, minaccia o azione verso uno Stato membro che possa danneggiare le buone relazioni e impedire una definizione pacifica delle dispute", ha dichiarato una portavoce della Commissione, Mina Andreeva. "L'Ue - ha aggiunto - sottolinea la necessità di rispettare la sovranità degli Stati anche nei loro confini marittimi e aerei", ha aggiunto.
La Farnesina segue come detto la vicenda molto da vicino e ai massimi livelli diplomatici. La nave è ferma a circa 30 miglia (50 chilometri) dalla destinazione, al largo della costa meridionale dell'isola. Sempre secondo Repubblica, il fermo della nave costerebbe 600 mila dollari al giorno. Per Nicos Christodoulides, portavoce del governo cipriota, la marina turca sta impedendo anche ad altre imbarcazioni di avvicinarsi all'area, citando manovre militari. La notifica da parte di Ankara per simili operazioni nella zona scade il 22 febbraio ma per Nicosia questa viola il diritto internazionale. Cipro ed Eni, ha concluso, sono impegnati per assicurare che le trivellazioni procedano.
Cosa aveva detto Erdogan Roma
Rainews ricorda come nel viaggio in Italia della settimana scorsa, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante l'incontro a Roma con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed il premier Paolo Gentiloni, aveva espresso le sue "preoccupazioni riguardo all'Eni", per "i passi sbagliati" della società per "le iniziative nel Mediterraneo orientale". Per Erdogan le perforazioni "del gas naturale in quella regione rappresentano una minaccia per Cipro Nord e per noi", aveva riportato la stampa turca. L'Eni è presente a Cipro dal 2013 e possiede interessi in sei licenze situate nelle acque della Zee, la zona economica esclusiva cipriota, i Blocchi 2, 3, 6, 8, 9, 11 come vengono chiamati, di cui cinque come operatore. Evidenti sono gli interessi economici in gioco tra Cipro e Turchia.
L'ultima scoperta
La settimana scorsa Eni aveva annunciato una scoperta a gas nel Blocco 6, nell'offshore di Cipro, attraverso il pozzo Calypso 1. Il pozzo, perforato a 3.827 metri di profondità, ha incontrato un'estesa colonna mineralizzata a gas metano in rocce di età Miocenica e Cretacica. La sequenza Cretacica ha ottime proprietà di reservoir, aveva specificato una nota del gruppo. Calypso 1 è una promettente scoperta a gas e conferma l'estensione del tema di ricerca di Zohr nelle acque economiche esclusive di Cipro. Eni è l'operatore del Blocco 6 con una quota del 50% e Total è partner con il restante 50%.