Per le strade di Oslo il traffico ha un suono tutto suo. Anzi, non ce l'ha. E' più un sottile ronzio nel quale occasionalmente spicca il rombo di una utilitaria. Perché è questo quello che succede nella capitale norvegese: grandi berline, Suv e monovolume si muovono silenziose tra quella che sembra destinata a essere ancora per poco una maggioranza di auto spinte da un motore a scopio.
La Norvegia, come riporta il Guardian, è l'avamposto della modernità elettrica, il paradiso delle Tesla, delle Bm3 i3S e delle Nissan Leaf, auto piuttosto costose, ma che in questo Paese diventano miracolosamente convenienti.
Come può succedere? E' grazie a un insieme di incentivi fiscali seri e concreti, che non si fermano a rottamazione e vendita, ma rendono ogni singolo momento del possesso di un'auto elettrica molto più conveniente rispetto ai vecchi quattro pistoni. Ecco quali:
- Niente Iva
- Niente tassa di importazione
- Riduzione del bollo auto con, in prospettiva per il 2018, azzeramento
- Esenzione dalle tariffe autostradali
- Passaggi gratis sui traghetti
- Esenzione dagli eco-pass per i centri cittadini
- Parcheggi gratis
- Possibilità di percorrere le corsie preferenziali
Una pacchia, insomma, agevolata dal fatto che il costo per chilometro di un'auto elettrica è più basso di una vettura diesel o benzina di pari categoria e che la Norvegia può contare su imponenti risorse idroelettriche.
Eppure non è tutto oro quello che luccica: anche se oggi un terzo delle auto immatricolate nel Paese è elettrico e l'anno prossimo con ogni probabilità saranno il 40%, non è detto che il fisco prolunghi ad libitum tutte queste facilitazioni. E' già stata discussa, ad esempio, una tassa per le vetture più pesanti, ribattezzata 'Tesla Tax' perché andrebbe a colpire, per cominciare, due modelli della casa di Elon Musk. Per il ministero dell'Economia il ragionamento è semplice: se puoi permetterti di comprare una Tesla X (quasi 100mila euro di prezzo base) allora puoi permetterti di pagare tasse e pedaggi.
In attesa che le cose cambino sul fronte fiscale - almeno per i più ricchi - le famiglie norvegesi si adattano e cominciano da avere nel garage due vetture: una a trazione convenzionale per gli spostamenti fuori città - l'autonomia è pur sempre quella che è e non si trova una presa per la ricarica in ogni dove, come si vorrebbe far credere - e una elettrica per tutti i giorni.
Ma a lungo termine la prospettiva potrebbe essere ancora diversa. I verdi sono covinti che l'individualismo del XX secolo sia destinato a lasciare il posto alla condivisione. Che, declinato sul mercato dell'auto, potrebbe significare che i prossimi neopatentati finiranno per preferire il car-sharing all'oneroso, vincolante acquisto di un'auto.
E in Italia come stanno le cose? Dovrebbe bastare un numero a dare un'idea: in Norvegia la percentuale delle auto elettriche immatricolate è di quasi il 30%, in Italia lo 0,01: poco più di seimila vetture. Ecco come è distribuito il mercato dell'auto elettrica:
- Norvegia 29%
- Hong Kong 21%
- Islanda 7%
- Ucraina 3%
E così via, fino all'1% del Canada, al ventesimo posto. Il nostro Paese non è nemmeno in vista delle prime 20 posizioni.