Nicolas Maduro ha annunciato il Venezuela si è dotato di una una moneta virtuale per aggirare le sanzioni imposte dalla comunità internazionale e cercare una via per superare la crisi economica. La cryptovaluta si chiamerà Petro e avrà lo scopo di "ridare al Paese una piena sovranità monetaria e di aggirare le restrizioni dovute alle sanzioni economiche" ha detto il presidente venezuelano durante l'ultima delle sue dirette fiume sulla televisione venezuelana.
La criptovaluta sarà supportata dalle risorse naturali venezuelane, petrolio, gas, oro e diamanti: "Il ventunesimo secolo è arrivato!" ha esultato Maduro in diretta tv, dove ha anche attaccato gli Stati Uniti, colpevoli del blocco commerciale che avrebbe causato la perdita di potere della moneta nazionale, il Bolivar.
Durante le cinque ore di programma non ha dato però ulteriori dettagli su come funzionerà la valuta, nè su quando verrà lanciata. Ma considerata la situazione economica e di politica internazionale del Paese, è possibile immaginare che l'idea di Maduro è di creare una moneta digitale per vendere le risorse naturali venezuelane direttamente in circuiti internazionali, aggirando così gli istituti centrali e il controllo dei governi. E quindi le sanzioni americane. Secondo quanto scrive Reuters, al momento il Venezuela deve circa 140 miliardi di dollari a creditori stranieri a seguito della profonda crisi economica che l'ha colpito. Non è però la prima volta che il Venezuela tenta la strada delle criptovalute per cercare soluzioni alla sua crisi. Usa e Europa hanno poi deciso per le sanzioni economiche quando Maduro ha deciso di reprimere le opposizioni interne, mentre il presidente gode ancora di buone relazioni con la Russia, tra le poche nazioni ad aver accettato di ristrutturare il debito da 3,15 miliardi, che saranno ridati a Mosca sotto forma di obbligazioni nei prossimi sei anni.
Va detto che non è la prima volta che il Venezuela tenta la strada delle criptovalute per cercare soluzioni alla sua crisi. Già due anni fa Maduro aveva annunciato di fare di Caracas il più grande hub mondiale per i miners di bitcoin, i cercatori d'oro digitale e controllori della stabilità e dell'affidabilità della blockchain. Il motivo era soprattutto l'abbondanza di energia a buon prezzo che il Pase può offrire, energia di cui l'attività di mining e controllo delle transazioni ha un gran bisogno. Al momento però non si sono avuti gli effetti sperati sull'economia.