Ora che Robert e Grace Mugabe sono definitivamente fuori dai giochi, si avrà probabilmente una visione più chiara dell'influenza della Cina in Zimbabwe e in tutta l'africa subsahariana. Solo pochi giorni prima del colpo di Stato "soft" da parte delle Forze Armate dello Zimbabwe, a Pechino c'era il generale Constantine Guyeva Chiwenga, il capo dell'esercito del paese africano, che ha parlato con gli alti comandi militari cinesi e con lo stesso ministro della Difesa, Chang Wanquan. La visita era passata pressoché inosservata, per la contemporanea presenza, nella capitale cinese, del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, la cui permanenza ha coinciso, nelle date, con gli incontri di alto profilo del generale dello Zimbabwe, avvenuti tra l'8 e il 10 novembre scorsi.
Il dubbio balenato a molti riguarda la possibilità che Pechino possa avere dato, magari, un tacito assenso al colpo di Stato in Zimbabwe, di cui la Cina è stato il primo partner commerciale nel 2015 (assorbendo il 28% dell'export) con interessi importanti nei settori dell'agricoltura, delle miniere (tra cui i diamanti) dell'energia e delle costruzioni. La visita di Chiwenga a Pechino è stata solo "un normale scambio militare" tra i due Paesi, ha dichiarato mercoledì scorso il portavoce del Ministero degli Esteri, Geng Shuang, e "l'incidente di mercoledì non cambierà l'andamento generale delle relazioni bilaterali", scriveva il giorno successivo l'influente tabloid Global Times.
Una cooperazione sempre più stretta
Pechino ha intrattenuto buone relazioni sia con Mugabe, a cui il presidente cinese Xi Jinping ha promesso cinque miliardi di dollari aiuti a fine 2015, che con il capo delle Forze Armate dello Zimbabwe, di cui proprio sul Global Times, giornale tra i più attenti ai temi di politica estera e alle questioni militari, sono rintracciabili alcuni episodi. Nel 2009, Chiwenga aveva attaccato gli Stati Uniti e i loro alleati per avere diffuso la percezione che lo Zimbabwe fosse in un continuo stato di turbolenza interna. "Credo che la vostra permanenza in Zimbabwe vi abbia dato l'opportunità di rendervi conto dell'ospitalità di questo grande Paese. Quando tornerete a casa credo che condividerete con le vostre famiglie, con i colleghi e con chi verrete in contatto questa esperienza, che lo Zimbabwe è un Paese sicuro e una destinazione che tutti possono apprezzare" aveva detto il comandante delle Forze Armate durante un forum sulla sicurezza militare in frasi riprese dal quotidiano di Pechino.
L'anno successivo, in occasione della visita di Chiwenga a Pechino, la Cina aveva sottolineato di "tenere in considerazione la tradizionale amicizia con lo Zimbabwe" e auspicava "l'avanzamento delle relazioni tra i due Paesi e tra le Forze Armate", secondo le parole dell'allora ministro della Difesa, Liang Guanglie. Le Forze Armate dello Zimbabwe sono "un buon amico e un partner" dell'Esercito di Liberazione Popolare cinese, aveva aggiunto il ministro della Difesa di Pechino, e Chiwenga aveva risposto chiedendo di "aumentare gli scambi e la cooperazione tra le due Forze Armate". Due anni più tardi, in occasione dell'apertura di un college militare finanziario dalla Cina, nella capitale del Paese africano, Harare, Chiwenga aveva ringraziato la Cina per il sostegno finanziario tramite l'erogazione di un soft loan da 98 milioni di dollari. "Vediamo la nostra relazione con la Repubblica Popolare Cinese crescere sempre più forte", aveva detto Chiwenga, menzionando la linea della Look East Policy, adottata nel 2003 dallo Zimbabwe, di cui il college militare rappresentava "una storia fenomenale di successo".
La visita del generale Chiwenga a Pechino
L'episodio di maggiore rilievo rimane però la visita di due settimane fa. L'8 novembre scorso, Chiwenga ha incontrato il generale Li Zuocheng, membro della potentissima Commissione Militare Centrale, l'organo di comando delle Forze Armate presieduto dallo stesso Xi Jinping. Li ha sottolineato, nel resoconto del China Military Online, che l'esercito cinese è pronto per sforzi congiunti con l'esercito dello Zimbabwe per "mantenere un alto livello di scambi di visite, approfondire la cooperazione programmatica" in vari campi ed "elevare le relazioni tra i due eserciti". Chiwenga, dopo le congratulazioni di rito per il successo del diciannovesimo Congresso del Partito Comunista Cinese, chiusosi il 24 ottobre scorso, aveva usato parole che sembravano andare oltre quelle di un capo militare. Lo Zimbabwe è "pronto ad approfondire gli scambi e la cooperazione in tutti i campi con la Cina per promuovere il rapido sviluppo delle relazioni bilaterali statali e militari tra i due Paesi", aveva detto Chiwenga. Un tono simile lo aveva usato, sempre nel resoconto del China Military Online, anche con il ministro della Difesa, Chang Wanquan, incontrato due giorni più tardi, il 10 novembre: anche in questo caso, alla terminologia militare sembra affiancarsi quella politica.
Accanto al riferimento alla cooperazione tra Forze Armate viene evidenziata la volontà di mantenere una cooperazione "a tutti i livelli" e viene sottolineata l'importanza delle relazioni "statali" oltre che "militari" tra Pechino e Harare, parole che hanno generato sospetti sulle intenzioni del generale dello Zimbabwe anche da parte degli analisti di The Diplomat. "Lo Zimbabwe vuole rafforzare gli scambi con la Cina a tutti i livelli, approfondire la cooperazione programmatica in vari campi e promuovere ulteriormente lo sviluppo delle relazioni bilaterali statali e militari tra i due Paesi", sono state le parole di Chiwenga riprese dal China Military Online. Un messaggio, quello del comandante delle Forze Armate del Pese africano, che sembra quasi indicare il corso che avrebbero preso gli eventi a distanza di pochissimi giorni da quell'incontro: la prospettiva di un cambio al vertice del potere nel Paese non sembra avere impensierito Pechino, che aveva già fissato in passato in modo netto i rapporti con Harare. Durante l'incontro tra Xi e Mugabe, nel dicembre 2015, il presidente cinese aveva definito la Cina "una vera amica per tutte le stagioni" dello Zimbabwe.