Dopo l’approvazione unanime della Duma di Stato, il 15 novembre, si aspetta a giorni il varo di una nuova legge con cui i media stranieri in Russia, finanziati dall’estero, saranno costretti a registrarsi come “agenti stranieri”, pena multe, blocco o addirittura la detenzione. Le autorità hanno annunciato l’iniziativa legislativa come la “risposta obbligata” di Mosca alle restrizioni imposte dagli Usa all’emittente Russia Today (RT), il network finanziato dal Cremlino e ritenuto in America uno dei mezzi della campagna d’interferenza russa nelle elezioni presidenziali del 2016.
Il deputato Pyotr Tolstoy, tra i promotori della nuova legge, ha spiegato che bisognava fermare l’“isteria anti-russa” dell’Occidente. Così come è formulata oggi, la proposta di legge - che aspetta il via libero, scontato, del Senato e del presidente Vladimir Putin - va ben al di là dell'annunciata “risposta simmetrica” russa agli Stati Uniti e colpisce potenzialmente tutti i media stranieri. Quale sia il reale impatto della nuova legge è difficile da stabilire e la vaghezza dei termini sembra una tattica deliberata per permettere alle autorità russe di utilizzarla quando e contro chi riterranno necessario. Non vi è una lista di testate che saranno nel mirino e non viene richiesto alle organizzazioni mediatiche di registrarsi in modo obbligatorio, ma si dà incarico al ministero della Giustizia di decidere caso per caso. Di fatto, viene fornito alle procure uno strumento con cui fare pressione su determinati media “non desiderati”.
Chi finirà nel mirino della legge russa
Il parlamentare Leonid Levin ha detto di aspettarsi che i primi a finire nel mirino saranno le testate americane, ma ha avvertito che la legge potrà essere usata anche contro altri Paesi “se ci saranno azioni ostili da parte loro”. Secondo fonti anonime, il ministero della Giustizia ha già mandato avvertimenti a Voice of America e a Radio Liberty, finanziate dal Congresso americano, ma anche la Cnn potrebbe essere colpita. “La Cnn - ha denunciato il senatore Aleksei Pushkov, capo della Commissione per le politiche dell’Informazione del Consiglio della Federazione - è una compagnia che purtroppo ha un ruolo attivo nelle accuse contro la Russia e l’amministrazione Trump per le loro presunta connessione segreta e per il fatto che la Russia avrebbe interferito nelle elezioni americane”.
L’obiettivo è chiaro e lo ha spiegato la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova: creare uno strumento “preventivo” con cui Mosca, in futuro, sia in grado di rispondere a qualunque Stato eserciti pressioni o restrizioni su Russia Today o altri media russi. “Dal mio punto di vista queste misure svolgono una funzione di prevenzione, poiché tutti potranno capire che è stato istituito un meccanismo di risposta nel caso in cui i media russi siano perseguitati in altri Paesi", ha detto la Zakahorova citando l’esempio della Francia, “dove le testate russe non vengono accreditate ad eventi ufficiali”.
Cosa prevede la nuova legge nello specifico?
- Prima di tutto, si tratta di un ddl per emendare la già esistente “legge sugli agenti stranieri”, varata nel 2012 per classificare le Ong che si occupano di politica e sono finanziate dall’estero; è stata criticata dai difensori dei diritti umani come strumento per dare un giro di vite alla società civile subito dopo le proteste di piazza che hanno accompagnato il ritorno di Putin al Cremlino. “Agente straniero” è un’etichetta di memoria sovietica, che durante l’Urss equivaleva a “spia". Apparire nell’elenco, sia per le Ong che per i media, non significa cessare le proprie attività, ma essere soggetto regolarmente a controlli molto rigidi; per questo, alcune organizzazioni no-profit hanno deciso di chiudere;
- Ufficialmente, si tratta della riposta russa alla decisione del Dipartimento di Giustizia Usa di imporre a RT la registrazione negli Stati Uniti come "agente straniero”, includendo anche il network televisivo nel Foreign Agents Registration Act (Fara), varato con l’obiettivo di imporre trasparenza a lobbisti e avvocati che negli Usa lavorano per contro di interessi stranieri. Anche se poco applicato ai media, vi sono registrate anche alcune testate giornalistiche;
- Nella nuova legge rientreranno i media stranieri “finanziati da società, persone fisiche, fondi e organizzazioni internazionali straniere”, ma anche quelli che ricevono soldi da “entità giuridiche russe sponsorizzate da fonti straniere; sono esclusi, invece, i media russi anche se finanziati dall’estero, a differenza di quanto pensato inizialmente;
- Il disegno di legge permette, ma non obbliga, di classificare alcuni media come “agenti stranieri”; non vi è indicata nessuna testata specifica e sarà compito esclusivo del ministero della Giustizia redigere una blacklist;
- I media finiti nella lista degli agenti stranieri dovranno sottostare alle restrizioni previste per le Ong dalla legge già in vigore: marcare il materiale pubblicato con l’etichetta “agente straniero” (ma non è chiaro se si applicherà anche ai contenuti sui social media); fare rapporto sui finanziamenti che si ricevono ogni trimestre, comunicare le informazioni personali dei finanziatori, come sono stati spesi i soldi, essere sottoposti a un audit annuale; qualora si presentasse reclami o segnalazioni, potrebbero verificarsi controlli non programmati;
- L’obiettivo sembra quello di gettare le testate giornaliste colpite in un incubo di burocrazia (tra rapporti trimestrali, audit e verifiche a sorpresa) e dare alla procura gli argomenti per trovare irregolarità finanziarie, in caso vogliano perseguire la testata giornalistica;
- I media che rifiutano di registrarsi come “agente straniero” possono essere banditi dal paese e il loro personale rischia fino a due anni di carcere;
Visto che la legge è scritta per essere applicata in modo selettivo, è difficile che i media di paesi ritenuti amici dalla Russia finiscano nella lista. Nonostante le rassicurazioni da parte russa che la nuova legge non avrà effetti sulla libertà di stampa, i difensori dei diritti umani temono si tratti di una nuova arma per reprimere il dissenso.
Amnesty International l’ha definita “un nuovo passo per la soppressione della libertà di parola in un paese, in cui la situazione della libertà di stampa è già in condizioni disperate”. L’ombudsman russo dei diritti umani, Mikhail Fedotov, ha denunciato al Moscow Times che la nuova legge “non funzionerà nella pratica”, perché i deputati hanno confuso la definizione legale di media. “Il presidente dovrebbe rimandarla indietro alla Duma - ha aggiunto - Non si può scrivere una legge in questo modo, degrada il nostro sistema legale”.